Sentieri di Celluloide
– Milano nel cinema –
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“GLI UOMINI CHE MASCALZONI …”
La cinematografia è l’arma più forte
(Benito Mussolini)
Dopo la fine della Grande Guerra il cinema italiano attraversò un profondo periodo di crisi, dovuto soprattutto al proliferare di piccole case di produzione che fallivano generalmente dopo pochi film. Il fascismo, una volta salito al potere, trai ll 1922 ed il 1925, si preoccupò di rilanciare una cinematografia in declino, fondando, nel 1924, l’Istituto Luce (L’Unione Cinematografica Educativa), in qualità di “Ente Morale” destinato alla diffusione di pellicole didattiche ed informative, trasformandosi ben presto in un potente strumento di propaganda del regime.
Promotori della rinascita del cinema italiano furono Alessandro Blasetti e Mario Camerini. Blasetti, autore di Resurrectio, primo film sonoro italiano, diretto nel 1930, inventò molti generi e stili, anticipando il neorealismo, maestro della commedia con alcuni titoli oscillanti a metà tra commedia di costume e commedia brillante tradizionale.
Camerini divulgatore dei sentimenti esili della piccola borghesia del tempo, raccontati con una certa eleganza e con una punta di malinconia.
“Il mestiere del regista è un mestiere, fra tutti, estremamente difficile, perché richiede la contemporanea presenza di due sentimenti opposti dell’uomo: l’ambizione e l’umiltà”.
(Alessandro Blasetti)
“Mi piace raccontare storie semplici, fresche, come i sogni dell’adolescenza”.
(Mario Camerini)
Alla prima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, tenutasi dal 6 al 21 agosto 1932, il film italiano che ottenne il maggior successo su: “Gli uomini che mascalzoni…“, diretto da Mario Camerini, e interpretato da Vittorio De Sica fino ad allora attore solamente di teatro leggero, e Lya Franchi, meteora del firmamento cinematografico, della quale, dopo questa apparizione, si persero le tracce.
De Sica fu fortemente voluto da Camerini tanto che riuscì a convincere il produttore Stefano Pittaluga, proprietario della Cines a scritturarlo come protagonista, nonostante il produttore avesse detto: “Quel giovane attore non avrà futuro… ha il naso troppo lungo“. Camerini mette in scena una commedia romantica deliziosa e raffinata, consegnando alla storia il primo film italiano girato in esterni invece che negli ambienti ricostruiti nei teatri di posa, offrendo al trentaduenne De Sica di cimentarsi anche come cantante in “Parlami d’amore Mariù“, di Cesare Andrea Bixio, canzoni che divene addirittura più celebre del film.
Nell’ operosa Milano degli anni 30, Bruno, chauffeur di un ricco signore si innamora della timida Mariuccia, commessa di una profumeria, figlia di un taxista, per far colpo su di lei va a prenderla con l’auto del padrone, fingendo fosse sua, proponendogli una gita sul lago Maggiore. Al ritorno si fermano in un’osteria, dove ballano insieme, ma quando sulla stessa strada passa la moglie del suo padrone, che riconosce la macchina, si scusa dicendo di essere uscito solo per provarla ed è costretto a riportarla subito a Milano.
A Mariuccia lascia detto che tornerà subito, ma rimane coinvolto in un incidente durante il ritorno. La ragazza si ritrova sola, lontana da casa, trovando la solidarietà della moglie dell’oste che la ospita per la notte per poi essere riaccompagnata in città la mattina dopo. Bruno, licenziato per aver distrutto l’auto, si reca in profumeria per scusarsi, venendo accolto gelidamente da Mariuccia, convinta di essere stata presa in giro ma quando scopre che il giovanotto non è un signore, ma un semplice lavoratore, è disposta a ricredersi e dargli una nuova occasione, ma ora è lui che non vuole più saperne accusandola di essere interessata solo uomini ricchi.
Pentito per come l’ha trattata, Bruno cerca di nuovo Mariuccia ritrovandola al suo nuovo posto di lavoro, in uno stand della Fiera Campionaria. La ragazza, sentendosi in colpa perché lui è disoccupato, sfrutta l’interesse provato nei suoi confronti da un maturo ingegnere per procurargli un lavoro durante la Fiera, senza fargli sapere che è merito suo. Le cose sembrano finalmente mettersi bene per la giovane coppia, finché la loro relazione non vienie nuovamente messa in crisi da un altro equivoco: una sera Mariuccia accompagna l’ingegnere al parco divertimenti della Fiera, per dimostrargli la propria riconoscenza.
https://youtu.be/Wc1UWWT5L54
Bruno viene a saperlo dalla soffiata di una commessa di uno stand di caramelle e senza pensarci due volte gli chiede di accompagnarlo nello stesso luogo, fingendo di essere in confidenza con lei, provocando Il dispiacere di Mariuccia. Quando però la povera ragazza incolpevole scappa in lacrime, Bruno la insegue fin dietro un taxi, dove chiariscono le cose e lui le propone di sposarla. Il destino vuole che il taxista sia proprio il padre di Mariuccia, che sentito tutto, è felice di benedire la nuova unione.
Mario Camerini diffonde le immagini di un evocativa è già molto moderna Milano, mai vista prima sul grande schermo, con la 13° edizione della Fiera Campionaria del 1932, dove sono state ambientate le scene finali del film. La pellicola si aprì, sulle musiche composte da Cesare Andrea Bixio, con una meravigliosa inquadratura sulla facciata del Duomo di Milano. La profumeria dove lavora Mariuccia si trova in via Dante, all’altezza di Piazza Cordusio. L’officina meccanica dove Bruno preleva l’auto del suo padrone è in piazzale Baracca. La sequenza in cui Bruno segue in bicicletta il tram dove c’è Mariuccia, attaccandosi al finestrino, è stata girata in Corso Sempione. Le location della gita, tra le quali quella del nell’osteria dove i due protagonisti ballano sulle note di ‘Parlami d’amore Mariù’, sono state realizzate sulle sponde del lago Maggiore.
Dopo questa prima collaborazione Camerini e De Sica lavoreranno insieme in una serie di fortunate commedie sentimentali da ambientazioni piccolo-borghese, la cosiddetta “Pentalogia borghese“, composta da: “Darò un milione”, “Ma non è una cosa seria”, “Il signor max”, e “I grandi magazzini“. Mario Camerini tornerà a girare a milano, nel 1959, firmando:”Gli eroi della domenica“, uno dei primi film ambientati nel mondo del calcio.
Ma questa è un’altra storia…
“A ben Arrivederci”
Joe Denti