Personaggio davvero singolare e da raccontare il Piotta, rapper romano che si divide tra dischi di qualità e racconti ad alta intensità emotiva: stasera live al Parco Tittoni di Desio
In origine era Roba Coatta. L’hip-hop italiano che si divideva senza episodi cruenti e dissing da quattro soldi tra Roma, Milano, Bologna, Napoli e Salento e riusciva persino a collaborare e a creare davvero contaminazione culturale ed episodi interessanti.
Le radici dell’hip-hop
A Milano la scena era molto commerciale e guardava all’America. Big Fish, OTR, Sottotono e ovviamente Articolo 31 aprirono la scena per tutto quello che arrivò dopo.
Roma era rappresentata da diversi collettivi davvero interessanti: Colle der Fomento contribuiscono in modo determinante a una scena vivace che guarda non solo alla musica ma anche alla tradizione e alla romanità. E all’interno di Colle del Fomento, Piotta è in assoluto uno dei primi.
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In rapida successione arrivano tutti gli altri portando per la prima volta rime e testi italiani in classifica. Ci riescono Frankie Hi-NRG, Neffa, 99 Posse: e quello che segue, dopo una momentanea stasi, è la base di una classifica che oggi è dominata in vendite e streaming da ragazzi che forse hanno solo in parte la percezione che tutto quello che stanno facendo è già stato fatto. In modi e tempi diversi. Non meglio e non peggio. Ma diversamente.
Tommaso Zanello detto Piotta,
Piotta, alias Tommaso Zanello, è stato in assoluto il rapper che ha ottenuto il successo commerciale più clamoroso della scena italiana. Il suo brano Supercafone nel 1999 è stato l’ultimo vero tormentone del millennio. Uno di quegli episodi che volente o nolente ti cambiano, spesso non in meglio.
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Tutti i gruppi e gli artisti di quel periodo che hanno avuto un successo del genere così dirompente si sono seduti, o allontanati o semplicemente spenti.
Piotta-Zanello ha scelto una strada diversa: e nonostante un paio di successi importanti e diverse soddisfazioni, è tornato a fare le cose che amava di più. Concentrandosi sulle parole e sul senso del divertimento: amplificando quei linguaggi semplici e popolari che hanno fatto parte della sua formazione. E nel frattempo – anche se molti pensano che dopo Supercafone non sia mai invecchiato – ha anche compiuto 50 anni.
Na Notte Infame
Come sempre più spesso accade in un’industria discografica incapace di creare veri successi, figuriamoci di replicarli, le sue cose più belle sono arrivate molto dopo Supercafone. E una delle cose più belle in assoluto è proprio il suo ultimo album Na notte infame, pubblicato pochi mesi fa.
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É il suo decimo album, qualcuno direbbe ‘quello della maturità’. In realtà ascoltando i precedenti Tommaso, Multi Culti, Odio gli Indifferenti e Nemici si è capito che il Piotta maturo lo è da un pezzo. E che questo disco è semplicemente una somma di tutte le emozioni belle e brutte e di ricordi non sempre allegri e sognanti, che il rapper prova a rievocare. Ricucendo un paio di ferite.
Due fratelli
Il disco esce parallelamente a Corso Trieste, libro pubblicato per La Nave di Teseo che merita davvero di essere letto. Un libro scritto insieme a suo fratello Fabio, recentemente scomparso, nel quale Piotta-Tommaso illustra quella nostalgia delle radici di quando si era ancora Roba Coatta e ci si vestiva al mercatino delle pulci. Il tutto con un linguaggio attento ma senza alcun desiderio di autocompiacimento o di rivincita rispetto a quello che è stato.
Fabio Zanello è stato un poeta e uno scrittore, sceneggiatore e regista, autore di saggi molto apprezzati. I suoi testi ispirano, e in qualche caso affiancano, ciò che Piotta porta sui dischi e sul palco. Due fratelli profondamente uniti e molto diversi, due facce di una stessa medaglia che a volte si sono confuse anche un po’.
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I brani di Na notte infame sono una sorta di anello di congiunzione tra il mondo che è stato e quello che viviamo oggi. Sembrano anni luce, e sono meno di tren’anni.
Inevitabile che molto ci faccia cadere nel senso del rimpianto. Perché alla fine è proprio vero: come dice qualcuno era meglio prima, quando eravamo tutti un po’ più scemi. O forse semplicemente quando ci divertivamo di più, meglio e con poco.
Bastavano quattro dischi, gli affettati, una bottiglia di rosso, il locale giusto e la compagnia adatta.
Piotta e il Tenco
Oltretutto Piotta-Tommaso è persona seria. Non seriosa ma seria. Indipendentemente dalle sue passioni per poliziotteschi e commedia italiana in molto di quello che dice nei momenti in cui accetta la sfida di un confronto culturale ci sono cose che meritano di essere ascoltate. E non ha alcuna paura di dirle.
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Recentemente, Piotta ha sollevato una polemica riguardo alle votazioni per il Premio Tenco 2024. Nonostante Na notte infame avesse ricevuto molti voti da parte della giuria, non è entrato nel lotto dei cinque finalisti. E la cosa non gli è piaciuta.
L’artista ha espresso il suo disappunto sui social, chiedendo trasparenza al Club Tenco con una frase significativa: “Ma dove sono finiti i miei voti?”
Il prestigioso Club Tenco ha chiarito che l’album di Piotta aveva ricevuto voti nella categoria Miglior album in dialetto. Ma secondo la giuria i testi non soddisfacevano i requisiti di lingua minoritaria o di dialetto per oltre il 50% del volume del testo.
Mah… La cosa ha scatenato una certa discussione, speriamo positiva per il futuro perché pesare le cose a milligrammi di questi tempi fa un po’ sorridere.
Stasera a Desio
In compenso quest’anno Piotta è tornato al concerto del Primo Maggio giocando in casa, a Roma. E… no. Non ha suonato Supercafone. Ma ha aperto con una meravigliosa versione di Lode a Dio e chiuso con 7 Vizi Capitale.
Il concerto in programma questa sera al Parco Tittoni di Desio (ore 21.30, biglietti ancora disponibili anche ai botteghini) è una occasione per ascoltare alcuni aspetti di Piotta che purtroppo sono sfuggiti ai più, che lo ricordano sempre e solo per il Supercafone, episodio certo non rinnegabile, Ma che non può tuttavia essere l’unico metro di paragone di una carriera con molti altri punti di forza.
Dal vivo
Venticinque anni, dieci dischi e almeno una quarantina di singoli che meritano di essere ascoltati con una band elettronica. Perché una delle passioni di Piotta è sempre stata quella di essere comunque sempre considerato un musicista.
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Lo disse a chi scrive nel lontano 2002 quando uscì La Grande Onda, uno dei suoi brani più belli: “Mi sarebbe piaciuto essere nei Pink Floyd, o in una grande band ma so fare questo e forse non sarei adatto a fare altro, Quindi mi tolto la soddisfazione di non farlo da solo e di salire sul palco con complici che facciano dire al pubblico che il mio non è il solito concerto rap con uno al microfono e uno che sta dietro un giradischi. Amo gli strumenti musicali…”
E fa piacere scoprire che a distanza di così tanti anni li ami ancora. Sul palco, Piotta sarà accompagnato da Francesco Santalucia (piano, basso, percussioni), Augusto AKU Pallocca (sax, synth, rap), Francesco Fioravanti (chitarra elettrica e acustica), Claudio Cicchetti (batteria e percussioni), e dai visual e sound engineer Cristiano Boffi.
La scaletta di Piotta
Difficile immaginare che cosa proporrà. Le scalette proposte a oggi in un tour che si avvia alla sua conclusione sono sempre state diverse. Il Supercafone a volte c’era e a volte no. Ma non è che la sua assenza abbia nascosto tutto il resto, e il buono, che si è visto e sentito. Compresa una splendida cover di Rimmel, classico di De Gregori che Tommaso, e sicuramente anche Fabio, amano molto.
Una delle ultime scalette di Piotta
* Lode a Dio
* ‘Na notte infame
* Serpico
* Cuore nero
* Scivola Via / Fiore dell’infame / S.U.B.U.R.R.
* Di noi
* Ognuno con un se
* Il tempo ritrovato / Sempre là / Ladro di te
* Maledetti quegli anni ’90
* L’amore cos’è
* Lella… e poi
* Se se se se
* Professore
* Rimmel (Cover De Gregori)
* Figli di un temporale
* Solo per noi
* 7 vizi Capitale
* Ode romana