Ghali, cantautore di origine tunisina, torna a parlare del rapporto con il padre. L’assenza, le incomprensioni, il carcere. I retroscena.
Ghali non si risparmia. Sia nelle canzoni, sia nella vita di tutti i giorni. L’impegno del cantautore italiano, di origine tunisina, è noto a tutti da prima dell’ultimo Festival di Sanremo. Musica, sociale e diritti civili. Tutto insieme per un mondo migliore. Questo il mantra dell’artista che mette nelle canzoni e nella quotidianità di ogni giorno.
Ghali respinge anche le accuse che gli fanno i detrattori: lo ha fatto alla sua maniera cantando la cover di un brano celebre nello Stivale, ribadendo una volta di più di far crescere la propria famiglia in Italia. Si sente a casa, nonostante le difficoltà e l’odio online. Si difende alla sua maniera e le persone lo ascoltano.
Gli album sembrano essere veri e propri “trattati” in musica. Di recente, poi, l’artista è tornato a parlare della sua infanzia difficile e giovinezza complicata. Tutto per l’assenza del padre: “È stato arrestato diverse volte – racconta a Repubblica – una davanti ai miei occhi il primo giorno di scuola”. Traumi che segnano.
Accanto a lui c’era la madre che ha cercato di rimettere a posto le cose, facendolo crescere in un ambiente più sereno possibile. Il rapporto con il genitore comunque è ancora una ferita aperta: “Il mio più grande rimpianto – racconta Ghali – è quello di non essere riuscito a chiarirmi con lui”. Sospesi che l’autore mette nelle proprie canzoni.
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Brani di una potenza emotiva non indifferente. Questo per mettere al riparo qualsiasi cicatrice con le note. Ritrovare un’apparente armonia dove non c’è. Oggi Ghali è un uomo sereno, ma non è stato facile. È servito un percorso di profondità e analisi. Personale e collettiva: ha dovuto riappropriarsi dei suoi spazi, crescere secondo nuovi schemi, guardando ogni cosa da una prospettiva diversa. La stessa che oggi mette nella propria passione artistica. La musica per lui non è solo lavoro, ma fonte di salvezza.