Eric Clapton torna a Milano con due date al Forum. Il noto compositore ha un ottimo rapporto con l’Italia: i precedenti nello Stivale.
Eric Clapton e l’Italia. Un binomio che quasi sempre vuol dire unicità: non solo per quel che il compositore riesce a tirare fuori, il repertorio è ben noto, ma anche e soprattutto per il rapporto intimo che si crea con la platea di volta in volta che passa dallo Stivale. Nel 2025 sarà un ritorno dopo la sua recente esibizione in un altro contesto ugualmente importante: il Lucca Summer Festival. Evento che predilige la qualità alla quantità.
Questi sono i panorami di Clapton che, quando viene in Italia, vuole riconciliarsi – in parte – anche con il proprio vissuto. Infatti la tappa milanese sarà persino motivo di riflessione: un vero e proprio viaggio all’interno di 6 decenni di carriera. Qualche numero può rinfrescare la memoria a chi scandisce il tempo esclusivamente con i suoi assoli: 280 milioni di dischi venduti, 18 Grammy Awards e collaborazioni del calibro di Bob Dylan.
Eric Clapton a Milano nel 2025
Senza dimenticare il sodalizio con i Beatles che lo ha elevato a icona e riferimento musicale prima ancora che semplice cantore. Nel suo caso, dove non arriva la voce può giungere una chitarra. Ancora oggi è considerato, all’interno delle classifiche generali, uno dei migliori chitarristi contemporanei. Brani come Layla e Tears in Heaven l’hanno reso un artista senza tempo.
Una figura che ha messo la forza della creatività al primo posto. Clapton ha fatto della propria vita una costante evoluzione musicale e intellettiva, passando anche per l’emotività. Molto spesso le sue canzoni sono anche il ritratto di suggestioni che, probabilmente, dialogando non avrebbero lo stesso spazio a parità di importanza.
Il suo rapporto con l’Italia
Ai suoi componimenti ha spesso affidato gli annunci più difficili. Come quando ha dovuto comunicare al pubblico di fare i conti con una neuropatia periferica: patologia neurologica che limita gradualmente i movimenti. Malattia di carattere degenerativo. Situazione con cui convive dal 2016. L’uomo ha vissuto momenti difficili, ma ora si sta rialzando. In tutti i sensi.
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È passato dal convivere con una sedia a rotelle a ritrovare lentamente il cammino, ma conservando ugualmente l’esigenza di sedersi: poco, spesso e bene. Questo il suo motto. Ecco perchè vederlo suonare da seduto assume un’altra importanza anche a livello scenico. Alterna le performance, ma quando si siede e comincia a suonare sembra che l’infinito delle note possa entrare in una camera. In quella stanza, idealmente, ci sono milioni di persone.
La malattia e il ritorno sul palco
I precedenti in Italia risalgono a qualche anno fa, sempre tra Milano e Bologna in prevalenza. Prima del Covid c’è stata anche la possibilità di non vederlo più dal vivo. L’avvento della malattia ha costretto l’artista a reiterate pause e i concerti vennero spesso rimandati, con persone che avevano preso un tagliando anni prima costrette a riprogrammare l’agenda.
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Questo ed altro per un simbolo di un tempo che, forse, non c’è più. Poi arriva la pandemia e, nel corso di un concerto in Italia, Clapton ricorda l’importanza del vaccino. Senza però dimenticare l’obbligo di evitare discriminazioni. Uno scontro aperto che gli ha portato anche qualche difficoltà, ma in termini di immagine Clapton può dormire sonni tranquilli.
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Un’icona può concedersi il lusso di non avere peli sulla lingua, o sulla chitarra, che per lui è la stessa cosa. Allora, quello del 27 e 28 maggio prossimo, è un ritorno atteso anche per riprendere il discorso interrotto qualche anno prima all’Unipol Arena. Eric Clapton non ha ancora finito, anzi ha appena ricominciato. E guai a parlare di acciacchi: le icone possono fermarsi, ma non si scalfiscono mai.