Nuovo capitolo nell’inchiesta sugli ultrà violenti del Milan: cinque anni e mezzo a Francesco Lucci, quattro all’ex bodyguard di Fedez Christian Rosiello. Lega Serie A e Milan riceveranno un risarcimento. Un caso emblematico del legame tra curva, affari e criminalità.
Milano torna a fare i conti con il lato oscuro del tifo organizzato. Dopo mesi di indagini, intercettazioni e testimonianze, è arrivata la sentenza per tre esponenti della curva rossonera, gli ultimi di una lunga serie. Francesco Lucci (fratello dell’ex capo della curva Sud Luca Lucci, già condannato), Christian Rosiello (già bodyguard del rapper Fedez) e Riccardo Bonissi sono stati condannati a rispettivamente 5 anni e 6 mesi, 4 anni e 20 giorni e 3 anni e 8 mesi di reclusione.

I giudici della sezione penale Ferrari-Simi-Managò hanno applicato il rito abbreviato (con sconto di pena di un terzo) valutando le accuse di estorsione, lesioni, violenza privata e minacce. I tre condannati sono stati inoltre chiamati a risarcire Milan e Lega Serie A per danni d’immagine, con un anticipo rispettiamente di 40mila e 20mila euro.
Ultrà Milan, l’inchiesta
Il quadro dell’indagine della Procura è pesante: secondo i PM Paolo Storari, Giovanni Ombra e Luigi Lesti, gli imputati si sarebbero avvalsi della forza di intimidazione legata al loro ruolo nella tifoseria organizzata per imporre condizioni vantaggiose nella vendita delle birre allo stadio.
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In particolare, avrebbero costretto due subappaltatori a vendere ai membri della curva rossonera 700 birre per ogni partita al prezzo di 2.14 euro (anziché i 6 euro di listino), rivendute poi a 5 euro.
Le aggressioni e il caso Iovino
Tra i capi di imputazione figurano anche quattro aggressioni a steward o tifosi, oltre al pestaggio del personal trainer Cristiano Iovino, avvenuto nella notte tra il 21 e 22 aprile. Un episodio iniziato con un alterco in discoteca e culminato in strada, dove il gruppo dipersone avrebbe accerchiato e colpito Iovino.
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In quella circostanza era presente anche Fedez, poi archiviato in quanto la Procura ha ritenuto si trattasse non di una rissa (procedibile d’ufficio), ma di un caso di lesioni (procedibile solo a querela, mai presentata dopo una transazione privata tra il rapper e Iovino).
La figura di Luca Lucci sullo sfondo
Sebbene non direttamente coinvolto in questa tranche del processo, il nome di Luca Lucci aleggia sull’intera vicenda. Già condannato in passato per lesioni aggravate e sospettato da anni di essere il dominus della curva, Lucci è considerato da molti il punto di riferimento di una struttura che unisce passione sportiva e gestione para-criminale del consenso.
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Era stato lui, nel 2018, a finire al centro delle polemiche per un selfie con l’allora vicepresidente Paolo Maldini. Una foto che oggi acquista contorni più inquietanti, alla luce dei nuovi sviluppi.
La difesa del “Barone”: nessuna associazione a delinquere
Come qualche giorno fa presenti in Tribunale numerosi portavoce del movimento ultrà. Tra i quali Giovanni Carlo Capelli, 77 anni, detto “il Barone”, ex capo storico della curva, ha dichiarato: “L’associazione a delinquere? Ma quando mai. La spartizione degli affari con gli interisti proprio no. C’è solo un vecchio patto di non belligeranza che ho siglato io nel 1982, ed è il motivo per cui ogni settimana non ci si ammazza più”.
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Ciononostante, anche questi ultimi tre imputati subiscono la stessa sorte degli altri 16 tifosi di Inter e Milan già condannati martedì scorso a quasi un secolo complessivo di carcere dalla gup Rossana Mongiardo.
“La curva non è mai stata solo tifo. Qui si parla di interessi, controllo e violenza sistemica”, ha dichiarato in aula il pubblico ministero durante la requisitoria. Le intercettazioni, molte delle quali ambientali, hanno documentato un clima di paura diffuso tra steward, dipendenti e anche alcuni giocatori.
La figura di Luca Lucci e le assoluzioni parziali
Restano centrali nel processo i nomi di Luca Lucci e Andrea Beretta, ex capo curva dell’Inter: entrambi sono stati assolti martedì dall’accusa di estorsione nella vicenda delle birre a prezzo omaggiato, ma Lucci resta condannato a 10 anni per altri capi d’imputazione. Francesco Lucci e Rosiello, al contrario, sono stati ritenuti colpevoli anche per quel reato.
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Questa nuova tornata di condanne chiude un altro capitolo di una maxi inchiesta che ha scoperchiato un mondo parallelo fatto di intimidazioni, affari opachi e dominio sulle curve. Ma la vicenda è tutt’altro che chiusa: il dibattito sulle curve, la loro gestione e il loro rapporto con club e istituzioni resta più che mai aperto.
I risarcimenti a Milan e Lega Serie A
Oltre alle condanne penali, il tribunale ha riconosciuto risarcimenti simbolici e morali sia al Milan sia alla Lega Serie A, che si erano costituite parte civile. I danni accertati riguardano non solo il danno d’immagine, ma anche il condizionamento di attività societarie.
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Una decisione che rappresenta un segnale importante per il mondo del calcio: le società non possono più tollerare infiltrazioni e intimidazioni da parte delle frange più violente del tifo. Il Milan ha accolto con favore la sentenza, sottolineando in una nota “la volontà di tutelare l’integrità e la sicurezza del club, dei suoi dipendenti e dei suoi tifosi onesti”.
E ora?
La domanda che molti si pongono ora è se basteranno le sentenze a cambiare davvero le regole del gioco. Curve decapitate a San Siro. Ma il calcio italiano è pronto a ripensare il ruolo delle tifoserie organizzate? Oppure, ancora una volta, si chiuderà un occhio in nome della coreografia sugli spalti?