Sarajevo Safari, il racconto in esclusiva dell’ex comandante Msu: “Atrocità vere: torture, stupri e villaggi rasi al suolo”

La Procura di Milano indaga, ma le parole dell’ex militare italiano aprono un nuovo interrogativo: quanto del presunto safari è storia, e quanto leggenda?

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha categoricamente smentito le accuse dei media croati secondo cui sarebbe coinvolto nel cosiddetto safari di Sarajevo, che avrebbe coinvolto cecchini provenienti dall’Italia e da altri Paesi.

Sul caso, com’è noto, è al lavoro la Procura della Repubblica di Milano che ha aperto un fascicolo d’inchiesta e incaricato il Ros dei carabinieri di approfondire. Una vicenda terribile, qualora fosse confermata, di cui ci siamo già occupati nei giorni scorsi, e che sta provocando una vera e propria bufera nei territori dove sarebbe avvenuta, a trent’anni dalla fine del conflitto in Bosnia.

Una mostra dedicata a Sarajevo
Sarajevo Safari, il racconto in esclusiva dell’ex comandante Msu: “Atrocità vere: torture, stupri e villaggi rasi al suolo” (ANSA FOTO) – MilanoCityrumors.it

Ho prestato servizio dal febbraio 2005 all’agosto 2005 a Sarajevo. Ero comandante di una compagnia operativa del reggimento Msu (Unità specializzata multinazionale) dei carabinieri. – ha raccontato, in esclusiva per MilanoCityrumors.com, Roberto Colasanti, criminologo clinico e investigativo, colonnello dei carabinieri in congedo – All’epoca ero capitano, dirigevo una compagnia operativa di questo reggimento e giravo tutta la Bosnia.

In quel periodo ho svolto diverse attività di raccolta informazioni e di servizio, che andavano dalla cooperazione con la polizia locale all’interazione con le forze presenti sul territorio, incluse forze di intelligence statunitensi. Di queste storie, all’epoca, non se ne è mai sentito parlare. Questo posso dirlo con certezza. Eravamo a dieci anni dalla fine del conflitto ed era un contesto pieno di racconti su atrocità, violenze, crimini di guerra. Il fenomeno dei cecchini era noto. Ma nello specifico, episodi come quelli di cui si parla oggi non li ho mai sentiti menzionare, nemmeno incidentalmente”.

Colasanti: “L’attendibilità di questa storia, oggi, va verificata con estrema prudenza”

L’ipotesi su cui si è al lavoro è che persone benestanti si sarebbero recati nella capitale bosniaca per divertimento e avrebbero sparat a civili disarmati, tra cui donne e bambini, in cambio di una grossa somma di denaro durante l’assedio degli anni ’90. Il giornalista investigativo croato Domagoj Margetic ha presentato una denuncia alla Procura di Milano, sostenendo il coinvolgimento del presidente Vucic.

Secondo le presunte prove in suo possesso, Vucic, allora giovane volontario, era presente in una delle postazioni militari serbe a Sarajevo da cui, secondo alcuni testimoni, cittadini stranieri e unità ultranazionaliste serbe avrebbero sparato e ucciso civili. Vucic ha definito le accuse vergognose e vere e proprie menzogne.

Che durante il periodo bellico potessero esserci soggetti che tenevano sotto assedio Sarajevo e che potessero aver arruolato mercenari o altri individui per queste attività, io non posso escluderlo. – ha continuato Colasanti – Ma l’attendibilità di questa storia, oggi, va verificata con estrema prudenza. La storia dei ‘cacciatori di animali’ paganti esiste, se ne parla in varie parti del mondo. Che persone con disponibilità economiche possano aver pagato cifre alte per trovarsi in un contesto bellico, è un racconto possibile, ma tutto da dimostrare.

Quando poi si arriva al ‘prezzario’, ai bambini pagati di più, onestamente la cosa mi lascia perplesso: lì non capisco proprio il senso, né la logica. Il territorio è sempre stato caratterizzato da un via vai di forze che venivano addestrate per poi essere inviate in vari teatri nel mondo. Questo l’ho appreso personalmente: nel 2005 esistevano campi dove venivano addestrati i contractor destinati a operazioni di sicurezza. Ma di questa storia specifica non ho mai intercettato nulla. E se qualcosa mi fosse arrivato, l’avrei segnalato, così come ho segnalato altre attività”.

“Dopo trent’anni sarebbe difficilissimo ricostruire qualcosa”

Il conflitto è terminato con gli accordi di Dayton, firmati nel novembre 1995. La pace siglata creò formalmente la Bosnia-Erzegovina, ma la divise in due entità etniche: la Federazione croato-musulmana e la Republika Srpska, cristallizzando fratture profonde. Gli accordi fermarono le ostilità, permisero il ritorno dei profughi e istituirono istituzioni sotto supervisione internazionale, ponendo le basi di uno Stato fragile.

Ho raccolto informazioni su problemi reali del territorio, – ci ha detto il colonnello in congedo – come il contrabbando di legname. Un tema enorme, perché il patrimonio boschivo è ricchissimo, e attività legate al finanziamento del terrorismo dopo l’11 settembre.
E poi atrocità vere: torture, stupri, villaggi rasi al suolo. Se il safari fosse vero, sarebbe un fatto aberrante, ma quando leggo nei giornali che lo facevano ‘per l’adrenalina’ non posso crederci. L’adrenalina nasce da un rischio, da un confronto, non da un tiro al bersaglio umano. Quella è una forma di sadismo, punto.

Il vero nodo è che oggi, dopo trent’anni, sarebbe difficilissimo ricostruire qualcosa. Parliamo di soggetti che oggi avrebbero 65–80 anni. E anche ammesso che si identifichino persone che ‘erano lì’, poi si dovrebbe dimostrare chi ha sparato, su chi, quando, a quale distanza, trovare riscontri, resti, collegamenti. Un’indagine del genere sarebbe di una complessità enorme e peraltro in territorio straniero”.

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