La rapina nel ristorante milanese di Flavio Briatore, Crazy Pizza, è stata messa a segno dalla banda delle spaccate. Il gruppo di ladri incastrati per una serie di errori commessi. Ecco quali
L’arrivo in zona Moscova a Milano dove sorge il famoso “Crazy Pizza” dell’imprenditore Flavio Briatore è avvenuto da parte dei tre ladri comodamente in bicicletta. Poi il raid all’interno del locale e la fuga con migliaia di euro e bottiglie di alcolici costose. Il furto commesso lo scorso 10 luglio e ora a distanza di mesi da quella serata, i componenti della banda delle spaccate sono stati tutti arrestati.
Si tratta di tre ladri ritenuti dei professionisti dei furti con spaccata. A Milano sono accusati infatti di aver messo a segno altri colpi adoperando lo stesso modus operandi. La polizia di Stato ha diffuso le immagini video riprese da una telecamera di videosorveglianza a circuito chiuso. Individuati e arrestati dalle forze dell’ordine grazie a degli errori che gli stessi criminali hanno commesso.
In carcere sono finiti tre pluripregiudicati appartenenti alla banda delle spaccate: gruppo di ladri più improvvisati e poco attenti a non farsi prendere considerati gli errori commessi dagli stessi nel corso delle rapine. La banda agiva a volto scoperto, senza alcuna accortezza per non farsi riconoscere.
Non solo a volto coperto ma anche senza usare dei guanti, utili a non lasciare tracce, e con i tatuaggi in vista. Infine, i cellulari sempre accesi in tasca in modo da poter comunicare con i complici. Insomma, hanno reso il lavoro degli investigatori molto più semplificato.
Errori banali che fanno pensare immediatamente alla poca abilità dell’organizzazione criminale, beccata al loro primo colpo. Ma dalle indagini effettuate nei mesi precedenti, qualcosa non torna nei curricula dei 4 ladri arrestati dai poliziotti della Squadra Mobile di Milano.
La storia dei componenti della banda delle spaccate è lunga e contornata di condanne e denunce. Carlo Popolizio, il “boss” 55enne, ha a suo carico ben 46 precedenti penali. Un curriculum criminale iniziato 40 anni fa, nel 1984 con un’accusa per oltraggio, resistenza e violenza a pubblico ufficiale. L’ultimo che gli è costato l’inasprimento della misura cautelare dei domiciliari da parte del Tribunale di Sorveglianza di Opera e il ritorno in cella, è datato 13 settembre 2024 per furto.
E proprio nel carcere di Opera che gli investigatori dell’Antirapine gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Lorenza Pasquinelli per due furti e un tentato furto avvenuti l’estate scorsa. Il primo furto commesso nella notte tra il 9 e il 10 luglio al Crazy Pizza di via Varese a Milano.
Con lui nel raid ci sono anche il 51enne Raimondo Santu, arrestato nel 2008 per un furto da 20mila euro alla piscina Scarioni e 8 anni dopo (2016) per un grave pestaggio in largo La Foppa. L’altro complice è il 48enne Marco Falcetta, anch’egli con un curriculum criminale e un presente da clochard. Tutti incastrati per le inesistenti precauzioni adottate durante la rapina di luglio.
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Il 51enne Raimondo Santu, sarà riconosciuto dagli agenti dai riconoscibili tatuaggi sulla parte inferiore delle gambe, lasciata in bella mostra da un paio di pantaloncini. Mentre il 55enne Popolizio dopo il raid alle 5.30 della mattina del 10 luglio chiama per tre volte un radiotaxi con il telefono intestato alla sorella. Dalle indagini gli agenti risalgono alla corsa effettuata dal taxi e all’abitazione di Santu.
La sera del 16 agosto, il secondo raid vicino piazza San Babila, sempre a Milano. Alle prime luci dell’alba del 17 agosto agli agenti del Commissariato vicino arriva una segnalazione, qualcuno ha tentato una rapina allo Starbucks in via Durini. Non portano via nulla quella sera poiché le casse della caffetteria sono vuote, così la banda decide di entrare nel confinante negozio, il Brian&Barry.
Qui rubato otto orologi per un valore complessivo di 8.648 euro. Anche qui il volto di Popolizio è ben visibile alle telecamere. Bottino magro rispetto al precedente raid al Crazy Pizza dove viene segnalato il furto di 2 iPad, sei telefoni, un notebook, un pc, 6.570 euro e alcune bottiglie di Dom Perignon, Cristal e Sassicaia.