Secondo le prime valutazioni della Procura di Milano sull’incidente che ha coinvolto Ramy Elgaml e Fares Bouzidi non ci sarebbero state violazioni da parte delle pattuglie dei Carabinieri che hanno inseguito il motorino fino al drammatico incidente
Nessuna violazione da parte dei Carabinieri nel drammatico inseguimento che si è concluso con il drammatico incidente che ha portato alla morte di Ramy Elgaml, 19 anni, e al ferimento di Fares Bouzidi, 22 anni.
Ufficiosamente sembrano essere queste le conclusioni da parte della procura in merito alle dinamiche e sulle responsabilità di quanto è accaduto: lo rivela una fonte giornalistica dell’Agenzia ANSA.
L’inseguimento da parte dei carabinieri, durato circa 8 chilometri, aveva sollevato interrogativi sia sulle modalità operative delle forze dell’ordine sia sulle fasi che hanno preceduto il tragico schianto. La primissima testimonianza, raccolta dalle parole di Fares quando il giovane, ferito, si trovava sull’ambulanza era che i Carabinieri avessero speronato il T-Max condotto dal giovane. A confermarlo un video girato a bordo dell’auto medica diretta a tutta velocità verso l’ospedale.
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“Cos’è successo?” Chiede uno dei paramedici.
“I Carabinieri ci hanno toccato…” risponde Fares
“Se mi fermavate vi avrebbero inseguito” risponde un altro dei paramedici.
È uno dei moltissimi tasselli di un’indagine estremamente complessa, condotta dai PM Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, che si concentra su presunte violazioni e sulle eventuali responsabilità di chi era coinvolto, sia tra i militari che nei confronti del conducente dello scooter.
Secondo quanto si è appreso la Procura di Milano, ritiene che non ci siano state violazioni di regole o norme penali nelle modalità operative dell’inseguimento. I carabinieri, secondo l’articolo 55 del codice di procedura penale, hanno agito nei limiti delle loro funzioni di polizia giudiziaria, che prevedono di prevenire reati e raccogliere prove.
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Tuttavia, le indagini si concentrano sulle fasi finali dello scontro, contestando il reato di omicidio stradale al vice brigadiere che guidava l’ultima vettura inseguitrice e al 22enne Fares Bouzidi. Sono inoltre emersi sospetti di depistaggio e favoreggiamento che coinvolgono altri due militari, ora sotto inchiesta. Una questione che riguarda alcune immagini girate da testimoni esterni alla vicenda che un componente di una pattuglia avrebbe chiesto di cancellare da un telefonino. Che in seguito è stato acquisito per recuperarne tutto il contenuto video.
Le registrazioni delle comunicazioni radio evidenziano che l’allarme è stato lanciato poco dopo le 3.40, quando una pattuglia ha segnalato lo scooter in fuga. L’inseguimento, durato circa 20 minuti, una fuga di oltre otto chilometri, con il motorino lanciato a tutta velocità che percorre alcuni tratti contromano e che si conclude tragicamente alle 4.03 con lo schianto che vede il T-Max finire contro un marciapiede a Porta Vigentina. L’impressione è che il conducente dello scooter tenti di svoltare ancora a sinistra all’ultimo istante ma che non riesca perdendo il controllo del mezzo.
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Il rapporto preliminare della Procura invece conferma ufficialmente quanto già chiaro. E cioè che lo scooter non si è fermato all’alt imposto dai carabinieri per un controllo: un elemento sottolineato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi come cruciale per evitare situazioni di pericolo. Il conducente, Fares Bouzidi, risulta non avere mai conseguito la patente ed era risultato positivo a Thc e benzodiazepine. Motivo per il quale probabilmente aveva deciso di evitare il blocco dei militari.
Dopo l’impatto, i carabinieri hanno immediatamente allertato il 118, come confermano altre registrazioni e le conversazioni radio. I militari hanno cercato di prestare soccorso ai due giovani, seguendo le indicazioni telefoniche fornite dagli operatori sanitari per rianimarli. Ma già durante i primi tentativi di si è capito che per Ramy non ci sarebbe stato nulla da fare. Il 19enne è stato dichiarato morto appena arrivato al pronto soccorso.
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Un elemento rilevante delle indagini riguarda le immagini registrate dalle bodycam dei militari, che mostrano i momenti immediatamente successivi all’incidente. La Procura sta verificando la corretta acquisizione e il deposito di questi video agli atti, oltre a indagare sulla loro diffusione ai media che è stata un’altra delle costanti di questa inchiesta, anticipata più volte dalle trasmissioni di approfondimento giornalistico.
Le reazioni all’accaduto sono state molteplici. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, pur riconoscendo il lavoro complesso svolto dai carabinieri, ha definito l’inseguimento notturno e alcune dichiarazioni contenute nei video come “inaccettabili”. Dal canto suo, il ministro Piantedosi ha ribadito l’importanza di rispettare l’alt delle forze dell’ordine come primo elemento per garantire la sicurezza.
Mentre l’inchiesta prosegue, la Procura di Milano si prepara a ricevere ulteriori consulenze tecniche che potrebbero chiarire ulteriormente le responsabilità.