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Cronaca

Processo Alessia Pifferi, oggi nuova udienza. Attesa la sentenza: cosa rischia

E’ prevista per questa mattina, lunedì 13 maggio, la nuova udienza in Tribunale a Milano per il processo ad Alessia Pifferi. Cosa rischia la 38enne che due anni fa lasciò morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi

Potrebbe anche arrivare nelle prossime ore la sentenza per la 38enne Alessia Pifferi, accusata per l’omicidio della figlia di un anno e mezzo, Diana, morta di stenti nel luglio di due anni fa dopo essere stata lasciata in casa da sola per sei giorni. Oggi, 13 maggio 2024, si aprono le porte del Tribunale a Milano per una nuova udienza del processo.

Processo Alessia Pifferi, oggi nuova udienza a Milano. Attesa forse la sentenza (milano.cityrumors.it / ansafoto)

I giudici dovranno quindi stabilire la pena da infliggere alla donna, in base al tipo di reato e alle eventuali aggravanti che le saranno riconosciute. Intanto, il legale difensore della Pifferi, l’avvocata Alessia Pontenani continua a chiedere l’assoluzione per la sua assistita: “Non voleva uccidere la figlia”.

L’udienza di oggi

Questa mattina i giudici della Corte d’Assise di Milano dovranno stabilire la sentenza del processo ad Alessia Pifferi. Nel corso della nuova udienza, in aula, prenderà la parola per primo l’avvocato di parte civile, Emanuele De Mitri, dichiarando la sua unione alla richiesta d’ergastolo per la donna già avanzata dal pm Francesco De Tommasi. 

Alessia Pifferi, oggi nuova udienza a Milano. Attesa forse la sentenza (milano.cityrumors.it / ansafoto)

Quest’ultimo, nella sua requisitoria ha chiesto la condanna all’ergastolo, sostenendo che la Pifferi sia “un’assassina che ha pensato soltanto a tenere in piedi la sua relazione sentimentale e poi a come ottenere uno sconto di pena”. A questo il pm ha anche avanzato la richiesta del riconoscimento delle aggravanti del rapporto di parentela e dei futili motivi e che venga, infine, valutata anche la premeditazione.

A seguire esporrà la sua arringa la difesa con l‘avvocata  Alessia Pontenani, da sempre fermamente convinta dell’incapacità, totale o parziale, di intendere e di volere della sua assistita. La strategia della difesa e quella di far riconsiderare anche l’atto della Pifferi come un “abbandono di minore con morte conseguente ad un altro reato”. L’avvocata Pontenani ha richiesto, a differenza della parte civile, che venga riconosciuta all’imputata l’incapacità totale o parziale, di intendere e volere, nonostante la perizia psichiatrica disposta dal giudice e firmata dall’esperto Elvezio Pirfo, abbia escluso il vizio di mente.

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L’ennesima richiesta di perizia psichiatrica

Per due volte il gip aveva respinto la richiesta di una consulenza psichiatrica presentata dalla difesa dell’imputata Pifferi per accertare se la stessa fosse capace di intendere e di volere e quindi processabile. Ora, l’avvocato Pontenani ci riprova presentando per la terza volta la richiesta, sulla base di una consulenza di parte basata sulle valutazioni delle due psicologhe del carcere di San Vittore, che, attraverso i test Wais, avevano riconosciuto nella 38enne una “scarsa comprensione delle relazioni di causa ed effetto e delle conseguenze delle proprie azioni”.

In base alla relazione, le psicologhe avrebbero riscontrato sull’imputata “un quoziente intellettivo pari a 40 e dunque un deficit grave che non le permetterebbe di riconoscere la sofferenza né di valutare consapevolmente le conseguenze delle proprie azioni”. Lo scorso ottobre il pm De Tommasi si era opposto alla richiesta della perizia accusando le due psicologhe di aver manipolato Alessia Pifferi. Le due donne sono state poi indagate per favoreggiamento.

Ma, al di là dei meri fatti, la Corte d’Assise di Milano ha comunque richiesto la perizia psichiatrica, firmata dal perito del tribunale Elvezio Pirfo. Come riporta anche il Giorno, nella perizia, lo specialista confermava: “Non essendo dimostrabile né una disabilità intellettiva, né un disturbo psichiatrico maggiore né un grave disturbo di personalità, è possibile affermare che Alessia Pifferi al momento dei fatti per i quali è imputata era capace di intendere e di volere”.