Omicidio Sharon Verzeni, spunta anche una lettera anonima. I primi riscontri dell’autopsia

Proseguono indagini e interrogatori sull’omicidio di Sharon Verzeni mentre l’autopsia offre i primi dati oggettivi su alcune circostanze dell’aggressione 

Il caso dell’omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne brutalmente assassinata a Terno d’Isola (Bergamo) nella notte tra il 29 e il 30 luglio 2024, resta all’ordine del giorno ma senza sostanziali novità.

Omicidio Sharon Verzeni
Venti giorni di indagini dall’omicidio di Sharon Verzeni, nessun indagato – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

Così come per il momento la magistratura di Bergamo non ha ancora ritenuto di dover scrivere un nome sul registro degli indagati per la morte della donna, assassinata con quattro coltellate, mentre faceva una breve seduta di jogging non lontano dalla sua abitazione.

Omicidio Sharon Verzeni, un caso mediatico

Come spesso è accaduto in passato, l’efferatezza del delitto e il fatto che si stia anche ventilando l’ipotesi di un serial killer hanno scaraventato il caso in modo estremamente mediatico facendo diventare la morte di Sharon Verzeni di estrema attualità.

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Nel corso degli ultimi giorni se ne sono occupati tutti i notiziari, con aggiornamenti costanti e continui su interrogatori e indagini. Ma anche trasmissioni di approfondimento dove per la prima volta alcuni esperti hanno cominciato a dibattere su quanto è accaduto ma soprattutto su quello che potrebbe essere accaduto.

Omicidio Sharon Verzeni, la lettera anonima

In una comunità piccola e unita, all’interno della quale – e non è una frase fatta – tutti conoscono tutti, un fatto del genere diventa un vero e proprio shock collettivo. Basta farsi un giro a Terno d’Isola per capire che davvero il piccolo paese della bergamasca vive con terrire l’idea di un assassino ancora a piede libero. Tantissime le testimonianze di vicini di casa di Sharon che hanno raccontato con paura la sensazione di vivere in un luogo che oggi si ritiene poco sicuro. Se come sembra nessuno ha visto né sentito niente.

Non ci sono testimonianze. Le telecamere non hanno evidenziato nulla. E fino a questo momento tutti i tentativi di ascoltare le persone vicine alla ragazza uccisa non hanno portato ad alcun risultato apprezzabile. Tant’è che ieri tra i fiori che i passanti continuano ad appoggiare all’angolo di via Castegnate dove Sharon è stata rinvenuta colpita a morte, ieri è comparsa anche una lettera anonima…

Omicidio Sharon Verzeni
Il manifesto funebre di Sharon Verzeni a Terno díIsola – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

Chi sa parli

Una lettera anonima scritta a mano su un foglio A4 e custodita in una busta di plastica, appoggiata tra i fiori.

Il contenuto del messaggio è visibile a tutti, un messaggio molto chiaro, carico di emotività che suona come un monito: “Caino è chiunque non parli, chiunque non dica la verità. Nessuno può riportarcela indietro ma qualcuno può dare una spiegazione a tutto ciò. Non siate complici di questa brutalità: Sharon è figlia di tutti, è una parte della nostra vita. Chi sa non volga le spalle, non si nasconda, ma abbia il coraggio di dare giustizia a una vita.”

Un appello dal tono disperato che suona come un duro atto d’accusa nei confronti della gente di Terno d’Isola, ma soprattutto di chi sa e non parla. O di chi ha qualche intuizione, qualche sensazione, e non ne ha fatto parola con gli inquirenti che in questi ultimi giorni hanno parlato con decine e decine di persone in paese.

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La lettera si inserisce in un clima di tensione crescente, in cui la comunità si trova sospesa tra la paura di un assassino ancora in libertà e il senso di colpa collettivo per non aver saputo proteggere una delle sue figlie.

Le ipotesi

Dal momento del ritrovamento del corpo di Sharon, le indagini si sono concentrate sulla sua cerchia più ristretta: e dunque il fidanzato, Sergio Ruocco, ma anche i familiari di lei e di lui, gli amici, i conoscenti. Il tentativo è quello di ricostruire gli ultimi giorni di vita di Sharon Verzeni e di individuare eventuali problemi o conflitti che potrebbero aver contribuito a scatenare una tale violenza.

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Ieri la madre di Sergio Ruocco, Maria Rosa Sabadini, è stata ascoltata per circa tre ore. Nulla al momento scalfisce l’alibi dell’uomo che continua a vivere dai genitori di Sharon e che ha confermato di essere rimasto a casa a dormire senza che le telecamere l’abbiano mai visto uscire dalla loro casa di Terno. Le videocamere con una definizione per la verità fino a questo punto non molto soddisfacente hanno individuato una ventina di figure, poco più di qualche ombra, che transitano in via Castegnate immediatamente prima e dopo l’aggressione.

Omicidio Sharon Verzeni, nessun testimone

Dare loro un nome è molto più difficile. Si vede una persona andare via in bicicletta. Ma nessun testimone presente quella sera fino a questo momento ha confermato di avere visto una qualsiasi bicicletta in transito. Incluso un operaio che inizialmente aveva dichiarato di essere a letto al momento del delitto e che poi le immagini hanno invece rivelato essere fuori a fumare sul balcone poco prima dell’omicidio. Anche da parte sua nessun contributo.

Omicidio Sharon Verzeni
Un dettaglio della lettera anonima appoggiata dove Sharon Verzeni è stata uccisa – Credits ANSA (milano.cityrumors.it)

L’autopsia

In attesa dei riscontri definitivi da parte dell’esame autoptico qualche dettaglio è già noto. Sharon Verzeni è stata uccisa con quattro coltellate, tre alla schiena e una al torace. L’autopsia ha rivelato che l’attacco è stato rapido e letale, senza che la vittima abbia nemmeno avuto il tempo di reagire o difendersi.

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Un dettaglio che ha portato gli investigatori a considerare la possibilità che l’omicidio sia stato non solo premeditato, ma anche organizzato. L’aggressore potrebbe aver studiato attentamente i movimenti di Sharon, scegliendo un momento in cui la giovane donna sarebbe stata vulnerabile e sola. In una zona dove le telecamere evidentemente non offrivano alcuna copertura.

D’altronde le telecamere di sorveglianza nella zona, circa cinquanta, non hanno ripreso la scena del crimine né il presunto assassino, un dettaglio che aggiunge ulteriore mistero al caso. Gli investigatori sperano che le analisi del DNA prelevato dagli abiti della vittima o dai campioni biologici raccolti durante l’autopsia possano fornire qualche indizio decisivo. Ma per avere riscontro dal RIS di Parma ci vorrà tempo.

Un movente molto personale

Quello che appare certo è che l’omicidio non è stato un crimine casuale o una rapina finita male: Sharon aveva ancora con sé il cellulare con cui è riuscita a chiamare i soccorsi, purtroppo senza riuscire a salvarsi. Inoltre, la violenza con cui è stata colpita, senza possibilità di difesa, suggerisce un forte accanimento da parte dell’assassino, un dettaglio che potrebbe indicare un movente personale molto radicato sul quale gli inquirenti stanno cercando – faticosamente – di fare chiarezza.

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