L’omicidio della vigilessa di Temù, Laura Ziliani, giunge al termine. E’ arrivata nel pomeriggio la condanna definitiva per le due figlie e il genero Mirto Milani. Alla lettura della sentenza la reazione impassibile dei tre
La Corte d’Assise di Brescia, ha emesso finalmente il verdetto definitivo sul caso della morte della vigilessa di Temù, Laura Ziliani, uccisa dalle due figlie Silvia e Paola Zani e dal fidanzato della prima, Mirto Milani. Nel tardo pomeriggio di oggi, giovedì 7 dicembre, arriva la condanna con tre ergastoli e sei mesi di isolamento diurno per i tre, riconosciuti colpevoli dell’omicidio della donna.
Ai tre imputati sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione e, per le figlie della vigilessa, anche l’avere agito ai danni della madre. Mentre, non è stata riconosciuta l’aggravante dell’utilizzo delle benzodiazepine, come mezzo venefico, così come invece aveva chiesto il pubblico ministero.
Omicidio Laura Ziliani: emessa condanna definitiva per i tre imputati. Ergastolo
Le due figlie della vittima e il genero di questa hanno ammesso di avere somministrato alla vigilessa di Temù, il 16 aprile del 2021, tisana contenente al suo interno benzodiazepine. I legali difensori dei tre imputati avevano chiesto l’assoluzione dall’imputazione di tentato omicidio per questo episodio perché il fatto non sussiste, dal momento che le benzodiazepine non hanno, da sole, un effetto mortale.
Per questo, il reato di tentato omicidio è stato modificato a lesioni personali aggravate mentre, il reato occultamento del corpo è diventato “soppressione di cadavere”.
Silvia e Paola, figlie della Ziliani, sono state dichiarate indegne di succedere all’eredità della madre Laura.
Nel frattempo è stata stabilita una provvisionale esecutiva di 100mila euro a favore di Marisa Cinelli, madre di Laura e nonna delle due imputate. Inoltre, una provvisionale di 200mila euro è stata stabilita a favore della figlia Lucia, 50mila euro a testa, invece, a favore Michele e Massimo, entrambi fratelli della vigilessa assassinata. Durante la lettura dei verdetti, sia le due sorelle, Silvia e Paola che il fidanzato Mirto, sono rimasti impassibili.
Il delitto della vigilessa di Temù
Laura Ziliani è stata uccisa dalle due figlie e dal genero la notte fra il 7 e l’8 maggio di due anni fa. La vigilessa è stata prima stordita con un muffin preparato con una dose importante di benzodiazepine e poi, successivamente, soffocata nel letto della sua camera nella casa di famiglia, in via Ballardini, a Temù.
Il ritrovamento casuale del cadavere della donna fu scoperto solo tre mesi dopo la morte. Il corpo era sepolto lungo l’argine del fiume Oglio, poco distante dall’abitazione della vittima. I tre assassini sono stati tutti riconosciuti dalla perizia psichiatrica come in grado di intendere e di volere e nessuna delle tre è stata mai condizionata dagli altri soggetti. Come riporta il Giorno, i legali dei tre imputati hanno chiesto le attenuanti generiche quanto meno equivalenti alle aggravanti contestate e di recuperare lo sconto legato al rito abbreviato e per le due figlie della Ziliani il riconoscimento del vizio parziale di mente.
Secondo il penalista Piergiorgio Vittorini, parte civile per la secondogenita della vittima, Lucia andrebbe riconosciuta anche l’aggravante della minorata difesa da parte di Laura Ziliani: “C’è stata premeditazione anche nella progettazione e nell’impiego del mezzo venefico. Per uccidere sono stati necessari dai quattro ai sei minuti. Laura Ziliani si è resa conto di quello che stava succedendo”.