Omicidio Andrea Bossi, la lettera di uno dei due killer: “Vi dico dov’è l’arma del delitto”

Michele Caglioni, uno dei due presunti assassini di Andrea Bossi, ha scritto dal carcere un lettera rivolta ai cittadini di Cairate. L’appello, mandato in onda in esclusiva a la “Vita in diretta”, è quello di aiutarlo a ritrovare l’arma del delitto

Una lettera scritta di sua iniziativa, senza comunicare, pare, l’intendo al suo legale e inviata in esclusiva al programma televisivo la “Vita in diretta”, in onda su Rai 1. L’obiettivo del 20enne di Cassano Magnago, Michele Caglioni accusato insieme al suo amico Douglas Carolo di omicidio volontario in concorso per aver ucciso il 26enne Andrea Bossi è chiedere aiuto ai cittadini di Cairate, paese dove è andato in scena il delitto nella sera del 26 gennaio 2024.

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Omicidio Andrea Bossi, la lettera del killer Michele Carolo – milano.cityrumors.it

Un appello in cui il 20enne, in carcere dallo scorso 28 febbraio, scrive:“aiutatemi a trovare l’arma del delitto, è la prova della mia innocenza”. Nella missiva, il killer ribadisce la sua innocenza e aggiunge anche il luogo approssimativo dove potrebbe essere nascosta l’arma con cui il giovane Andrea Bossi è stato assassinato.

La lettera del killer

Andrea Bossi è stata ucciso nella tarda serata del 26 gennaio scorso nella sua abitazione in via Mascheroni a Cairate da Douglas Carolo (21 anni) e Michele Caglioni (20 anni) per una rapina in casa. Dopo un mese dalla morte le indagini dei carabinieri hanno condotto ai due presunti autori del delitto e al successivo arresto dei 20enni.

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Omicidio Andrea Bossi, la lettera del killer Michele Carolo – milano.cityrumors.it

Dopo l’arresto Michele Caglioni ha collaborato con gli investigatori facendo trovare i preziosi rubati dall’appartamento del 26enne e altri oggetti che erano spariti dalla scena del crimine. Ora, a distanza di alcuni mesi, una lettera scritta dallo stesso imputato e inviata in esclusiva al programma di Rai 1 “la Vita in diretta”. Nella missiva un appello che il 20enne rivolge ai cairatesi: “Aiutatemi a trovare l’arma del delitto”.

Nella lettera, di cui pare non fosse a conoscenza l’avvocato di Caglioni, il legale Luigi Ferruccio Servi, ha sottolineato di nuovo la sua innocenza indicando anche dove potrebbe essere il coltello usato quella sera per uccidere il 26enne Bossi e poi gettato in un tombino a Cairate nei pressi di un maglificio.

L’interrogatorio del 20enne

Ieri, giovedì 4 aprile 2024, è stato anche il giorno dell’interrogatorio in carcere per Michele Caglioni. Per tre ore e mezza il ragazzo ha parlato e ha risposto alle domande della pm Francesca Parola che coordina le indagini sul delitto di Cairate. Il legale del 20enne, l’avvocato Servi, come riporta stamani anche il Giorno, ha fatto sapere in merito:
“Era sereno, è stato collaborativo haconfermato la versione dei fatti che aveva già dato davanti al Gip”.

Davanti al Gip il giovane imputato si era difeso ribadendo di non conoscere Andrea Bossi e di aver accompagnato quella sera il compagno Douglas Carolo in monopattino all’indirizzo di residenza di Bossi ma poi di aver aspettato sulla strada mentre il 21enne era salito nell’appartamento del 26enne.

Infine, il 20enne riferisce di essere entrato nell’abitazione solo dopo che l’amico aveva assassinato Andrea Bossi. Nell’interrogatorio in carcere di ieri, Michele Caglioni ha confermato di aver aiutato Douglas a derubare alla vittima dei monili che aveva addosso nonché a recuperare altri preziosi, successivamente ritrovati dagli inquirenti.

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Dopo l’arresto

In seguito al suo arresto avvenuto il 28 febbraio, Caglioni ha collaborato con gli inquirenti consentendo così ai carabinieri di ritrovare gli oggetti che erano spariti da casa della vittima. Tra questi: il posacenere utilizzato, secondo l’accusa, per stordire Bossi, un bicchiere, il cellulare della vittima fatto a pezzi dai due killer e 2 mazzi di chiavi dell’appartamento del 26enne.

Andrea è stato ucciso con una coltellata inferta al collo. L’arma del delitto, ad oggi, ancora non è stata ritrovata. Dopo l’omicidio e fino all’arresto, il 20enne era rimasto in silenzio. Non ha detto niente a nessuno sul delitto. A questo, ieri Caglioni ha risposto che il motivo del suo silenzio era per paura dell’amico Carolo che lo minacciava con messaggi ogni giorno.

Ora per le risposte in merito bisognerà attendere l’esito dell’esame dei contenuti effettuati sui cellulari sequestrati ai due imputati dal Gip. Mentre, il prossimo 11 aprile sarà Douglas Carolo ad essere interrogato dal pubblico ministero. Il 21enne si è dichiarato innocente sostenendo che quella notte era altrove.

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