La Procura di Busto Arsizio ha disposto una perizia sui cellulari dei due indagati per l’omicidio di Andrea Bossi. Nel frattempo l’arma del delitto non si trova
Entro fine marzo sono attesi i risultati delle analisi del Ris di Parma sugli oggetti ritrovati. Nel frattempo l’arma che ha ucciso il 26enne Andrea Bossi ancora non è stata trovata ma le indagini sull’omicidio di Cairate proseguono senza sosta.
Bossi fu ucciso nella tarda serata del 26 gennaio 2024 nella sua abitazione a Cairate. A commettere il delitto due 20enni, Douglas Carolo, di Samirate e Michele Caglioni, di Cassano Magnago. Entrambi gli indagati sono in carcere dallo scorso 28 febbraio.
I cellulari
Sotto i raggi X i due cellulari degli indagati. A breve dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio sarà affidato l’incarico per l’analisi tecnica non solo sui due dispositivi sequestrati ai presunti assassini accusati di omicidio volontario ma anche il telefonino della vittima che quella sera aprì la porta di casa ai suoi killer.
Al vaglio degli investigatori anche il secondo cellulare di Andrea Bossi di cui, molto probabilmente, gli assassini non ne conoscevano l’esistenza poiché hanno distrutto il primo telefonino della vittima. Ecco che l’analisi sull’apparecchio risulta fondamentale alla ricerca di ulteriori elementi che permetteranno alle indagini di aggiungere tasselli importanti per ricostruire ai collegamenti tra i due 20enni e Andrea Bossi.
Il 26enne conosceva Douglas Carolo, mentre l’altro complice del 20enne, Michele Caglioni, che collabora nel frattempo con gli investigatori, non avrebbe mai conosciuto la vittima.
Il posacenere, il bicchiere, le chiavi
Intanto i Ris di Parma stanno analizzando tutti i reperti sequestrati dalla scena del crimine dopo la perquisizione dello scorso 28 febbraio. Dalle analisi sul pesante posacenere con cui Andrea Bossi sarebbe stato colpito e stordito prima di ricevere la coltellata fatale alla gola, si ricaveranno impronte digitali e tracce biologiche.
Tra gli oggetti da analizzare anche un bicchiere e delle chiavi sottratte dalla casa del 26enne e fatte ritrovare da Michele Caglioni una volta arrestato, in un campo vicino allo stabile in cui è avvenuto l’omicidio. Entro la fine di marzo saranno depositati dai Ris i risultati degli accertamenti scientifici.
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L’incontro in carcere
Dall’arresto del figlio Michele Caglioni due giorni fa i genitori hanno incontrato per la prima volta il 20enne in carcere. La madre del presunto assassino, la signora Stefania, alla trasmissione tv “La vita in diretta”, andata in onda ieri, in lacrime ha parlato dell’incontro con il figlio: “ci siamo abbracciati. Michele mi ha abbracciata, ha pianto tanto, mi ha detto “ti amo tanto“. Sta male, è molto dimagrito”.
Poi la donna, ha concluso ricordando il comportamento del figlio in quel mese in cui la notizia dell’omicidio del 26enne è venuta alla luce. Come riporta anche il Giorno, mamma Stefania ha detto: “Vedevo che qualcosa non andava nel suo comportamento ma non potevo certo immaginare…Non usciva più di sera, non rispondeva al telefono”.
In questo momento è proprio Michele Caglioni l’unico tra i due indagati ad aver fornito una ricostruzione dei fatti ammettendo di essersi recato in via Mascheroni insieme a Douglas Carolo, confermando però di essere estraneo al delitto. Intanto, il 20enne Carolo che all’inizio aveva detto di avere un alibi per quella sera, non lo ha poi riconfermato scegliendo, invece, di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia in carcere.