Extinction Rebellion lancia l’allarme sul diritto a manifestare con alcune persone che stamani si sono travestite da Ghandi e, incatenate tra loro, hanno occupato l’ingresso del tribunale di Milano. Le motivazioni della protesta
Si sono sedute, incatenate tra loro, travestite da Ghandi davanti all’ingresso del tribunale di Milano. Ad accompagnare i manifestanti un grande striscione che reca la scritta: “Arrestate le emissioni, non Ghandi”.
La denuncia è rivolta alla stretta securitaria sul diritto di manifestazione. Proprio in questi giorni di fine luglio a Milano è in discussione alla Commissione Giustizia il nuovo Pacchetto Sicurezza (ribattezzato appunto anti-Ghandi) che prevede anche un inasprimento delle pene per pratiche non-violente, come per esempio, il blocco stradale fatto con il proprio corpo.
L’appello di Extinction Ribellion alla magistratura
Un appello rivolto alla magistratura nonché alla società civile da parte dei manifestanti di Extinction Ribellion è quello di mantenere elevata l’attenzione e a difendere gli spazi di democrazia. “Ci rivolgiamo alla Magistratura, che è il cardine e il simbolo del diritto e della giustizia, affinché prenda parola per difendere e proteggere il diritto di manifestazione e di espressione del dissenso con forme di protesta nonviolente”.
Con queste parole stamattina diverse persone si sono incatenate tra loro, davanti all’ingresso principale di Palazzo di Giustizia. Con l’iconica tuta bianca e gli occhiali storicamente portati da Ghandi hanno srotolato uno striscione con uno slogan che fa riferimento al disegno di legge 1660/24, ovvero il nuovo Pacchetto Sicurezza proposto al Governo denominato dai media e dalle opposizione “legge anti-Ghandi”.
“Arrestate le emissioni, non Gandhi” è il monito di Extinction Ribellion. La dichiarazione: “Diversi articoli del provvedimento sembrano tagliati su misura per ostacolare le proteste degli attivisti per il clima e dei comitati che si oppongono alla costruzione di grandi opere con pesanti impatti ambientali, come il Ponte sullo Stretto o il TAV Torino-Lione”.
Cos’è la “legge anti-Ghandi”
Attualmente in discussione in Commissione Giustizia, il disegno di legge anti-Ghandi approderà il prossimo 5 agosto alla Camera, poco prima della chiusura estiva del Parlamento. Il disegno legge ribattezzato appunto “anti-Gandhi”, dal nome del leader politico promotore della protesta non-violenta Mohandas Karamchand “Mahatma” Gandhi, include diversi articoli che inasprirebbero le pene contro chi protesta con modalità non violente.
Come riporta il comunicato stampa della stessa Extinction Ribbellion, l’Associazione Antigone, evidenzia la spinta verso una “criminalizzazione delle lotte sociali e degli atti di protesta per il miglioramento climatico per i quali si prevedono aumenti di pena”. L’articolo 11, in modo particolare, è ritenuto critico poiché reintroduce la pena detentiva in caso di blocco stradale anche con il solo corpo.
Come afferma anche Amnesty International, a preoccupare è soprattutto un emendamento da poco votato in Commissione, che prevede un aumento di pena pari a un terzo per chi contesta la realizzazione di opere pubbliche se “la violenza o minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”.
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La protesta
Le parole di denuncia dei manifestanti travestiti da Ghandi di questa mattina, mercoledì 24 luglio, davanti al tribunale milanese: “Immaginiamo un’Italia dove il problema del cambiamento climatico sia riconosciuto e affrontato con decisione, e dove a essere criminalizzato non sia chi protesta per un futuro migliore, ma chi continua a finanziare e perseguire una strada basata sui combustibili fossili e la distruzione della natura”.
E’ crescente la preoccupazione per gli innumerevoli episodi climatici estremi causati dalla distruzione degli ecosistemi, oggigiorno sempre più frequenti e violenti. Come nel caso degli incendi boschivi che stanno devastando la Calabria, e che negli ultimi due decenni in tutto il mondo sono raddoppiati in numero e intensità. O anche il crescente problema della siccità in Sicilia, dove milioni di persone hanno accesso all’acqua per poche ore al giorno. Episodi climatici in cui hanno un ruolo importante le attività umane, così come riconosciuto dalla comunità scientifica. Alzare la voce in modo che ad essere puniti non siano solo coloro che lanciano l’allarme ma, soprattutto, coloro che sono i veri autori del disastro climatico.