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Cronaca

Milano, l’intelligenza artificiale licenzia 31 lavoratori. La rabbia dei sacrificati

Il caso del gruppo Keywords Studios Italy di Cinisello Balsamo su 31 lavoratori licenziati dall’intelligenza artificiale accende gli animi. Insorgono i sindacati denunciando la procedura scelta dall’azienda “Sacrificati”

Fino ad ora era stato considerata come “l’eccellenza dell’area produttiva” del gruppo Keywords Studios. Parliamo del comparto di lavoratori che si occupano di tradurre videogiochi che approdano sulle console di tutto il mondo. Ora, per 31 lavoratori della più grande società internazionale specializzata in servizi di supporto per l’industria dei video games arriva il licenziamento collettivo.

Licenziati dall’intelligenza artificiale 31 lavoratori di un’azienda di Cinisello Balsamo (Milano) le motivazioni e la rabbia dei sindacati (milano.cityrumors.it)

La denuncia dei sindacati e la rabbia per quanto accaduto nell’azienda con sede a Cinisello Balsamo (Milano) è incontenibile: “Lavoratori che ora vengono sacrificati per ridurre il costo del personale come conseguenza di una doppia scelta aziendale, ovvero affidare alcune attività umane all’intelligenza artificiale”.

Licenziati dall’AI: la denuncia dei sindacati

Dopo la notizia dei 31 lavoratori della Keywords Studios Italy di Cinisello Balsamo licenziati dall’Intelligenza artificiale i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs insorgono puntando il dito contro la stessa azienda che ha lasciato il compito di decidere sui licenziamenti all’AI.

Licenziati dall’intelligenza artificiale 31 lavoratori di un’azienda di Cinisello Balsamo (Milano) le motivazioni e la rabbia dei sindacati (milano.cityrumors.it)

Per questo i sindacati, come riporta il Giorno, hanno proclamato due giornate di sciopero spiegando le motivazioni dell’agitazione: “Riteniamo inoltre discutibili le modalità e le tempistiche con cui è stato scelto di avviare la procedura di licenziamento collettivo in questione: non a caso a ridosso delle ferie estive, con esclusione a priori del ricorso agli ammortizzatori sociali o a qualsiasi altro piano aziendale che non preveda il ricorso a 31 licenziamenti”.

La società nata a Dublino nel lontano 1998, nel corso degli anni ha acquisito in Italia piccole aziende specializzate, fino a crescere e a posizionarsi sul mercato del gaming come leader nella fornitura di servizi fondamentali per alcuni dei titoli più di successo nel mondo dei videogiochi, tra cui Fortnite e Call of Duty. Ora i tagli al personale si inseriscono in una fase delicata e di transazione per l’industria del gaming e, in generale, per il comparto digitale. Inevitabili i licenziamenti a livello globale per le grandi tech.

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La scelta del gruppo Keywords Italy

La scelta del gruppo sui licenziamenti collettivi è stata dipesa dal trasferire gran parte dell’area produttiva in un mega hub già attivo in Polonia, dove la manodopera e il lavoro in generale ha costi meno elevati. Di conseguenza? I lavoratori, in carne e ossa, con famiglie e vite da mandare avanti, vengono depennati dall’intelligenza artificiale.

intelligenza artificiale licenzia 31 lavoratori (web) milano.cityrumors.it

Tagli decisi a livello globale ma che si ripercuotono anche in Italia e, in particolare, nel milanese dove si trova la sede produttiva della società fondata nel 1998 a Dublino. Cosi la Keywords Studios Italy Srl ha aperto una procedura di licenziamento collettivo licenziando 31 dipendenti su un totale di 160 in tutta Italia.

Di questi 31 quasi tutti sono nella sede di Cinisello e solo 12 nella sede di Roma. Sei licenziamenti nell’area “qualità linguistica della traduzione”, 20 nell’area “localisation” e 5 nell’area audio. I licenziamenti di massa sono stati motivati dalla stessa società a causa di un calo dei ricavi nel 2023 e dopo “una crescita continua e senza interruzione che si protraeva del 2013 sino alla Pandemia. Poi la scelta di risparmiare sostituendo il lavoro umano con l’intelligenza artificiale. Il commento di uno dei dipendenti licenziati: “Il mio stipendio netto è di 1.600 euro al mese e di fronte a un’azienda che non è in crisi sono tagli che non si giustificano”. Ma coloro che pagano ancor di più lo scotto sono attori, doppiatori e freelance che operano nel mondo del gaming. Per loro, purtroppo, la partita è conclusa: game over.