Milano, al via il corteo pro Palestina: una manifestazione attesa non senza conseguenze. Danni a macchine e supermercati.
Pisa, Firenze, Milano. Un filo rosso che doveva servire a portare pace, invece è stato capace soltanto di alimentare polemiche e sgomento. I fatti in Toscana, con la Polizia che aggredisce i manifestanti pro Palestina, hanno fatto il giro d’Italia con Mattarella che interviene per condannare la condotta di chi era in servizio.
Il messaggio è arrivato forte e chiaro, ma a Milano per dimostrare che nessuno è indifferente a quanto sta accadendo sulle strade di Gaza è partita una manifestazione pro Palestina che ha toccato diversi punti del territorio meneghino. 15mila persone in piazza per la mobilitazione voluta da Sindacato Club, indetta con la collaborazione di Giovani Palestinesi Italia per dire basta a quel che arriva dal suolo palestinese: gli appelli di pace sono congiunti in tutta Italia, ma a Milano il corteo ha avuto attimi di tensione.
Milano, il corteo pro Palestina fra sdegno e tensione
Il punto più caldo in via Turati e Doria, ma anche in Duca D’Aosta. Macchine della polizia prese di mira, supermercati imbrattati e danneggiati. Le scritte “Free Gaza” campeggiavano. Tutto è partito alle ore 14.00 da piazzale Loreto per poi spostarsi. Schermaglie non sono mancate, ma stavolta la folla è apparsa compatta e determinata.
Un grido unanime: “Stop al genocidio”. I sassi tirati contro le volanti della Polizia e le Forze dell’Ordine sono il segno di un malcontento che sta sedimentando ed è difficile da gestire. Le controversie, in tal senso, sono anche sul piano politico: si chiede un intervento concreto per cercare di fermare gli abusi e placare le morti.
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Il pensiero è a Gaza, ma anche quanto succede a Milano fa riflettere. Il punto è riuscire a trovare una mediazione d’intenti. Non è semplice: l’oggettività del conflitto in terra palestinese impone determinate prese di posizione. Intanto che si guadagna tempo, la folla non perde occasione per ribadire il bisogno di pace. Seppur in strada, a volte, tutto somigli troppo a un conflitto ancora irrisolto.