Maignan non riceverà la cittadinanza onoraria di Udine. Il Consiglio Comunale non raggiunge i voti necessari: è polemica.
Maignan non sarà cittadino onorario di Udine, l’iniziativa proposta per mettere una pietra sopra per quanto possibile agli accadimenti dello stadio Friuli non è passata. Il portiere rossonero – vittima di cori razzisti da parte dei friulani – non sarà dunque insignito dell’onorificenza. Ma a creare scompiglio è tutto il resto: una vicenda su cui si cerca ancora di fare chiarezza perchè un responsabile è stato trovato, ora servono gli altri.
Il Direttore Generale dell’Udinese ha dichiarato che i responsabili dei fischi saranno banditi dallo stadio a vita, ma ora rimane l’onta di un’iniziativa non votata. Come dire che certe situazioni sono difficili da debellare. La cittadinanza di Udine comunque ha provato a fare un passo indietro, ma questa mancanza formale si somma a quanto emerso nelle scorse settimane.
Maignan ha detto più volte di aver fatto quel che si sentiva, fermando il gioco, non era più disponibile ad accettare un simile trattamento. Versi di scimmia inaccettabili nel calcio moderno e in qualunque contesto civilizzato. Oltretutto l’Udinese ha il vanto di essere una tra le squadre più multietniche d’Italia. A maggior ragione l’episodio stride. Aspetto sottolineato anche dalla società stessa che ora prova a guardare avanti. Anche se è difficile.
Rimangono i voti di astensione sul provvedimento cittadino che fanno quasi più rumore dei fischi. Maignan continuerà a fare il suo in campo e fuori. Forte della solidarietà del Milan e dei suoi compagni di squadra. Lo stesso Leao da Fabio Fazio lo ha difeso: “Il razzismo esisterà sempre, ma noi dobbiamo continuare a combattere”. Un segno di non arrendevolezza che serve a fare scuola per il futuro. Il calcio incontra l’educazione civica al centro del campo.
Restando in tema di incontri e riscontri, altre 5 persone sono state rintracciate per i cori razzisti al portiere rossonero. Fra i principali artefici degli ululati sugli spalti ci sarebbero anche un uomo e una donna di colore. Tutti con il Daspo a vita. Dalle parole ai fatti con il Milan che apprezza almeno questo.
Il Sindaco Felice De Toni, che sposa in pieno la scelta della società sportiva, si trova costretto a incassare una beffa di portata piuttosto importante: servivano almeno 30 voti affinché la proposta di cittadinanza onoraria passasse. Ne sono arrivati a malapena 20, la minoranza di centrodestra – come si evince dai riscontri – si è opposta asserendo che non è con questi metodi che si combatte il razzismo negli stadi.
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Sarebbe stato un primo passo che nessuno (o quasi) ha voluto fare, pertanto restano dinamiche di campo, fra un Daspo e l’altro, con relative conseguenze. Anche se la problematica è di ben altra natura, fattori che il rettangolo verde può gestire fino a un certo punto. Lo sport si ferma davanti alle scelte della politica e delle istituzioni in una battaglia che non può terminare un pareggio. La X stavolta è sufficiente solo per cancellare qualcosa che dovrebbe esser già stato rimosso dalla morale collettiva.