Il centro sociale Leoncavallo si trova nuovamente sotto sfratto, in parallelo, emerge l’ipotesi di un trasferimento in via San Dionigi, ma la questione accende un violento scontro politico in Comune
Si è perso il conto delle ordinanze di sfratto nei confronti del centro sociale Leoncavallo, ormai sono più di 130. Ma l’ultima potrebbe essere quella decisiva e finale.

Una vicenda quella del centro sociale più famoso e popolare di Milano che torna di estrema attualità soprattutto dopo che il Comune avrebbe ricevuto una manifestazione d’interesse per l’assegnazione di un nuovo spazio.
Leoncavallo, sfratto e dibattito
A un giorno dall’ennesimo tentativo di sfratto, il destino del Leoncavallo torna dunque al centro del dibattito cittadino. Lo storico centro sociale di via Watteau, che da decenni occupa un capannone industriale dismesso stabile di proprietà della famiglia Cabassi, rischia di essere costretto a lasciare gli spazi che ha occupato per oltre trent’anni.
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Contro lo sfratto si sta registrando l’ennesima occupazione continua degli spazi oltre alle consuete opposizioni. Ma c’è anche altro.
Da via Wattheau a Corvetto
L’Associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo ha infatti presentato al Comune di Milano una manifestazione d’interesse preliminare per la concessione d’uso di un immobile situato in via San Dionigi, nell’area di Porto di Mare, poco lontano da Corvetto.
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Si tratterebbe del secondo trasferimento per il Leoncavallo. Storicamente il centro sociale era nato proprio in via Leoncavallo, in zona Casoretto dove era rimasto quasi venti anni tra il 1975, anno di fondazione del centro, e il 1994. Sgomberati dalla vecchia area gli animatori del centro trovarono un nuovo spazio in via Wattheau e lì sono rimasti fino a oggi nonostante le molteplici iniziative dei Cabassi di tornare in proprietà dell’immobile.
Una proposta per il trasferimento del Leoncavallo
L’iniziativa dell’Associazione Mamme Antifasciste mira a trovare una soluzione alla situazione precaria del Leoncavallo: “Si tratta di un passo importante per dare un segnale della nostra disponibilità a risolvere questa situazione – ha dichiarato Marina Boer, presidente dell’Associazione, durante la commemorazione di Fausto e Iaio, i due militanti del centro sociale uccisi nel 1978.
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La situazione potrebbe sbloccarsi, ma le polemiche sono molte: “Ci sono problemi oggettivi legati all’area individuata – ammettono i firmatari della richiesta – ma speriamo di avviare una trattativa costruttiva con il Comune e la Prefettura per arrivare a una soluzione definitiva”.
Leoncavallo in via San Dionigi
L’immobile di via San Dionigi è di proprietà comunale, ed era già stato preso in considerazione nei mesi scorsi come possibile nuova sede per il Leoncavallo. Si tratta di uno spazio dismesso da molti anni che richiede importanti interventi di riqualificazione, ma potrebbe anche rappresentare un’opzione concreta per garantire la continuità delle attività del centro sociale. Anche se la questione a Palazzo Marino ha scatenato un dibattito vivacissimo…
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Se da una parte la giunta comunale presieduta dal sindaco Sala ha accolto con favore la proposta del trasferimento del Leoncavallo, dall’altra l’opposizione in consiglio comunale si appresta a dare battaglia.
“L’Amministrazione accoglie con favore questa disponibilità, nella speranza che si possa giungere in tempi rapidi a una manifestazione d’interesse definitiva – si legge in una nota di Palazzo Marino – come più volte ribadito, è intenzione dell’Amministrazione trovare una soluzione pragmatica che, nel rispetto delle norme, salvaguardi l’esperienza, la storia e l’evoluzione che il centro sociale Leoncavallo ha vissuto negli ultimi anni”.
L’ennesimo sfratto per il Leoncavallo
Domani mattina, l’ufficiale giudiziario tenterà nuovamente di eseguire lo sfratto del Leoncavallo dalla storica sede di via Watteau. Sul sito del centro sociale si legge un appello rivolto alla cittadinanza: “L’Associazione Mamme Antifasciste del Leoncavallo è ancora sotto sfratto. Mercoledì 19 marzo 2025 alle ore 10 l’ufficiale giudiziario e gli avvocati della proprietà tenteranno di procedere allo sfratto. Supporta le occupazioni, il Leoncavallo e le sue associazioni”.
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Il centro sociale ha annunciato un presidio davanti alla propria sede, con la partecipazione di musicisti, artisti e produttori locali per ribadire il valore culturale e aggregativo dello spazio occupato.

I precedenti: una lunga storia di sgomberi mancati
Negli ultimi vent’anni, il Leoncavallo ha affrontato oltre 130 tentativi di sgombero, tutti falliti per ragioni legate all’ordine pubblico e alla complessità della situazione. Nel novembre 2024, la Corte d’Appello di Milano ha condannato il Ministero dell’Interno a risarcire con tre milioni di euro la Orologio Srl, la società immobiliare della famiglia Cabassi, per il mancato sgombero dell’edificio occupato dal centro sociale.
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La sentenza ha stabilito che il ritardo nell’esecuzione dello sgombero era giustificato fino al 2014, ma ha riconosciuto il diritto della proprietà a ottenere un risarcimento per il periodo successivo. Nel frattempo, il Comune di Milano ha cercato di individuare una soluzione alternativa, individuando nel capannone di via San Dionigi una possibile nuova sede per il Leoncavallo.
Scontro politico: il centrodestra attacca il Comune
L’ipotesi di un trasferimento del Leoncavallo in un immobile comunale ha suscitato forti critiche da parte dell’opposizione di centrodestra.
“La storia del Leoncavallo vive di prepotenza, occupazioni abusive e illegalità – ha dichiarato Alessandro Verri, presidente dei gruppi Lega in Comune – l’unica evoluzione che vorremmo vedere è uno sgombero con conseguente ripristino della legalità e della proprietà degli immobili. Se gli attivisti del Leoncavallo vogliono uno spazio possono affittarlo…”
Dello stesso avviso l’eurodeputata leghista Silvia Sardone, che ha definito la possibile regolarizzazione del centro sociale “uno schiaffo ai milanesi onesti”. Anche Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono opposti alla soluzione proposta dal Comune.
Quale futuro per il Leoncavallo?
C’è attesa per l’ennesimo tentativo di sgombero. Ma nel frattempo il dibattito prosegue. Nelle prossime settimane, la presentazione di una manifestazione d’interesse definitiva potrebbe segnare un punto di svolta nella vicenda. Resta da vedere se il trasferimento in via San Dionigi sarà effettivamente possibile, e in quanto tempo potrà essere concretizzato, o se la questione del Leoncavallo continuerà a restare uno dei nodi più complessi della politica milanese.