E’ stato trovato impiccato nella cella del carcere di Pavia il trapper 26enne Jordan Jeffrey Baby ma i familiari non credono al presunto suicidio. L’ultimo saluto all’artista e le parole di chi lo conosceva bene: “Chiedeva solo amore”
Il 12 marzo scorso Jordan Tinti, in arte Jordan Jeffrey Baby è stato trovato morto tramite impiccagione nella sua cella nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. Il trapper 26enne di Bernareggio stava scontando una pena detentiva per rapina aggravata dall’odio razziale: 4 anni e 4 mesi dallo scorso 2023.
I familiari del trapper sono fermamente convinti che loro figlio non si sia suicidato. Come i il pensiero dei genitori del 26enne anche quello di tante altre persone che conoscevano Jordan. I dubbi sul decesso sono tanti ma ora è il tempo del cordoglio. La cerimonia funebre avvenuta ieri nella chiesa dove la famiglia Tinti risiede è stata celebrata da Don Claudio Burgio il quale ha messo subito in chiaro alcune cose.
Le parole di Don Claudio Burgio
Una breve cerimonia funebre tenutasi ieri mattina nella chiesa di Bernareggio (provincia di Pavia) dal cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, Don Claudio Burgio, il quale durante la funzione del 26enne Jordan Jeffrey Baby ha espresso il suo punto di vista sui giovani di oggi e la morte del trapper.
Anche lui ha molti dubbi sul presunto suicidio dell’artista pavese e davanti a una folla di oltre 100 ragazzi ha detto: “Non c’è una vita sbagliata”. Don Burgio è un sacerdote degli “ultimi“, come lui si definisce che ha a che fare con tanti ragazzi difficili. Il cappellano ha predicato contro la giustizia che si trasforma in “giustizialismo” la giustizia muscolare che dimentica il rispetto delle persone”.
Jeffrey Baby aveva denunciato i maltrattamenti e le violenze sessuali subiti proprio all’interno del carcere e nonostante le querele presentate al giovane erano state respinte 9 richieste di arresti domiciliari. Don Burgio ha poi concluso il suo sermone ricordando che “dalla morte di Jordan deve levarsi un grido…i ragazzi non sono cattivi”. Poi il cappellano ha messo le mani avanti sul presunto “gesto estremo” di Jordan Jeffrey Baby “se sarà accertato” perché, ricordiamo, che ad oggi il decesso di Jordan è sotto inchiesta.
Oltre 100 ragazzi al cimitero
Al suicidio non ci crede il padre di Jordan, Roberto Tinti. Con lui anche il suo legale, l’avvocato Federico Edoardo Pisani, quest’ultimo in prima fila davanti alla sala del commiato di Bernareggio gremita di gente.
In molti hanno preso la parola ricordando il giovane trapper di Pavia. Un caro amico ha detto: “Jordan non se ne è andato per nulla. La sua energia si sta diffondendo anche attraverso questa pioggia”. Una parente del 26enne ha aggiunto: “Jordan, ragazzo dagli occhi buoni che aveva chiesto solo di essere amato”.
Tra i tanti a presenziare ai funerali anche l’ex maestra delle elementari di Jordan Tinti che ha ricordato commossa quel bambino un po’ discolo che finiva spesso in presidenza, ma che si era innamorato di due libri che la stessa maestra gli aveva messo a disposizione: “sulla terra e sul mare”. “Ho solo ricordi dolci di Jordan”, conclude la donna, oggi vicepreside di quella stessa scuola.
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L’ultimo saluto al feretro
Troppe le lacrime scivolate via ma non perse negli occhi di amici, parenti e fan di Jordan Jeffrey Baby. Molti gli abbracci al padre del 26enne, coccolato dagli amici del figlio e di chi voleva bene al trapper.
Tutti i presenti al cimitero di Bernareggio hanno rivendicato la passione di Jeffrey Baby per la musica trap diventata quasi “un’ossessione”. Nessuno ha dimenticato il malessere che ha accompagnato la vita del giovane 26enne ma neanche il suo essere sempre “sorridente, gioioso e ignorante come piaceva dire tra noi”.
Una folla d’amore davanti alla bara piena di fiori. Il feretro ricoperto da scritte lasciate in ricordo dagli amici. Qualcuno scrive con un pennarello: “Sei e sarai sempre con me”. Fuori dal cimitero due striscioni campeggiano in bella vista: “Jordan vive”, “Jordan leggenda”.