Si è aperto a Busto Arsizio il processo per l’omicidio di Fabio Ravasio, al centro dell’indagine c’è Adilma Pereira Carneiro – la mantide di Parabiago – accusata di aver orchestrato il delitto con la complicità di sette persone
Si è aperto ieri a Busto Arsizio il processo per l’omicidio di Fabio Ravasio, il 52enne travolto e ucciso da un’auto il 9 agosto dello scorso anno mentre tornava a casa dopo un giro in bicicletta.
Al centro dell’inchiesta la sua compagna, Adilma Pereira Carneiro, una donna brasiliana originaria di Salvador Bahia che continua a professarsi del tutto estranea ai fatti e alle accuse. Che sono estremamente gravi,
Secondo la procura sarebbe stata lei la mente del piano omicida per impossessarsi del patrimonio dell’uomo, stimato in circa 3 milioni di euro. E come complici la donna – che i giornali avevano soprannominato la Mantide di Parabiago – aveva scelto sette uomini che dovranno rispondere di concorso in omicidio volontario premeditato.
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Secondo gli inquirenti, Adilma Pereira Carneiro avrebbe orchestrato il piano nei minimi dettagli, coinvolgendo i suoi complici persone con ruoli estreamente precisi. Igor Benedito, il figlio, sarebbe stato alla guida dell’auto utilizzata per investire Ravasio, mentre Marcello Trifone, marito della Carneiro, era a bordo del veicolo. Gli altri imputati, tra cui Fabio Oliva, amante della donna, e Massimo Ferretti, barista e altro amante, avrebbero contribuito a garantire il successo del piano distraendo e ritardando i soccorsi.
Il gruppo avrebbe simulato un incidente stradale per eliminare Ravasio, alterando la targa del veicolo e pianificando il percorso nei minimi dettagli. Nonostante queste precauzioni, le forze dell’ordine sono in un secondo momento riuscite a risalire all’auto – intestata alla Carneiro – e da lei a tutti i vari responsabili grazie alle intercettazioni e alle confessioni di alcuni imputati che poco dopo l’arresto sono crollati.
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Il movente dell’omicidio sarebbe stato legato all’eredità di Fabio Ravasio. Adilma Pereira Carneiro in un primo momento aveva cercato di registrare i suoi figli come eredi legittimi utilizzando documenti falsi, ma non ci era riuscita. A quel punto ha deciso di ‘accelerare’ la pratica promettendo soldi agli altri imputati in cambio della loro partecipazione al piano.
Durante la prima udienza, uno degli imputati, Massimo Ferretti, ha chiesto di essere ammesso alla giustizia riparativa, esprimendo pentimento e offrendosi di risarcire i danni materiali. Ferretti si è detto profondamente pentito di quanto accaduto. La procura si è detta contraria e i famigliari di Ravasio hanno ascoltato in silenzio le sue parole.
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Sono state inoltre avanzate richieste di perizie psichiatriche per Marcello Trifone e Igor Benedito, la cui capacità di intendere e di volere sarà oggetto di valutazione nel corso del processo.
Il processo, che ha suscitato grande interesse mediatico, si preannuncia lungo e complesso. La famiglia di Fabio Ravasio, rappresentata da un team di avvocati, si è costituita parte civile e attende con speranza che la giustizia faccia il suo corso. La prossima udienza, fissata per il 24 febbraio 2025, sarà decisiva per l’esame delle prove e delle perizie presentate dalle parti.