La Procura di Palermo ha chiesto i domiciliari per 18 persone, incluso l’ex presidente della Regione Sicilia, per associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta
Clamorosa svolta nell’inchiesta legata agli appalti pubblici truccati che travolge la scena politica siciliana. La procura di Palermo infatti ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Tra gli accusati ci sono anche l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro e il parlamentare di Noi Moderati Saverio Romano.

Un’inchiesta partita molti mesi fa che avrebbe scoperchiato un sistema costruito per avvantaggiare le imprese amiche dei pubblici funzionari coinvolti che avrebbero anticipato ai loro referenti documentazione riservata relativa a gare ancora da bandire e costruito capitolati su misura sulla base delle indicazioni ricevute dagli interlocutori, arrivando ad annullare i bandi non graditi alle stesse imprese. L’inchiesta ha anche svelato manovre volte a condizionare la formazione delle commissioni aggiudicatrici, inserendo componenti ritenuti “affidabili”.
Terremoto politico in Sicilia
Un nuovo clamoroso scandalo legato agli appalti pubblici truccati sta travolgendo in queste ore la scena politica siciliana. La Procura di Palermo avrebbe scoperto un presunto sistema di corruzione e favoritismi che avrebbe condizionato l’assegnazione di contratti nella sanità regionale. Al centro dell’indagine figurano nomi noti della politica isolana, funzionari pubblici e imprenditori, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione, tutti coinvolti nell’inchiesta e per i quali la Procura ha richiesto gli arresti domiciliari che ora dovranno essere valutati e nel caso poi ratificati dal gip al termine di ciascun interrogatorio.

Tra le diciotto persone finite sotto inchiesta figurano nomi importanti della politica siciliana come l’ex Presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, e l’attuale parlamentare di Noi Moderati, Saverio Romano. Le accuse ipotizzate, a vario titolo, sono gravi e spaziano dall’associazione a delinquere alla turbativa d’asta e alla corruzione.
Coinvolti nomi di spicco
Nel registro degli indagati, oltre a Totò Cuffaro e Saverio Romano, risultano funzionari pubblici e imprenditori. Tra i nominativi citati negli atti figurano, tra gli altri, Roberto Colletti, già dirigente dell’azienda ospedaliera Villa Sofia, Carmelo Pace, capogruppo della Democrazia Cristiana all’Assemblea regionale e Vito Raso, storico collaboratore dell’ex governatore. Secondo il castello accusatorio, ovviamente ancora da comprovare, gli indagati avrebbero avuto ruoli differenti in un presunto sistema di condizionamento delle procedure di gara. L’ex governatore in una nota emessa in mattinata ha detto di essere “assolutamente sereno” e di avere “piena fiducia nella magistratura“, ricordiamo che Cuffaro, ora presidente nazionale della Nuova Dc, è stato già condannato a 7 anni con verdetto definitivo nel 2011, per favoreggiamento alla mafia e ha lasciato il carcere nel 2015 dopo averne scontati 4 e 11 mesi grazie all’indulto di un anno e lo sconto previsto dalla liberazione anticipata per buona condotta.

Il coordinatore politico di Noi Moderati Saverio Romano fu accusato nel 2012 di concorso esterno in associazione mafiosa, ma ne uscì prosciolto con la vecchia formula dell’insufficienza di prove. Nell’ambito della nuova inchiesta, ora sarà il gip a decidere se accogliere o meno la richiesta di domiciliari avanzata dalla Procura nei confronti di Cuffaro e degli altri indagati. Nel caso specifico dell’onorevole Romano, la decisione ovviamente sarà subordinata alla richiesta di autorizzazione a procedere da inoltrare al Parlamento.





