Hater, chi sono le persone più colpiti in rete. La reazione degli “odiatori” una volta identificati

Hater o più comunemente “leoni da tastiera”, coloro i quali si nascondono dietro lo schermo di un pc o cellulare e attaccano con minacce e insulti gli utenti. Come scelgono le loro “vittime”? E cosa accade quando gli “odiatori” vengono identificati dalla Polizia Postale 

Seminatori d’odio, leoni da tastiera o, nel gergo inglese “Hater”, nella maggior parte dei casi, queste persone celano la loro vera identità dietro il web al solo scopo di insultare, minacciare e diffamare la persona di turno, ovvero colei o colui che è stata presa di mira.

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Hater come scelgono le proprie vittime (milano.cityrumors.it)

Dietro lo schermo di un pc o un tablet, gli hater si sentano invincibili, forti perché, come spiega la dirigente della Polizia Postale di Milano, Tiziana Liguori: “la percezione  (per loro ndr) è che un reato non sia un reato se commesso sul web. E invece lo è, eccome”.

Come scelgono le vittime

Secondo quanto riportato dalla Polizia postale di Milano, da gennaio 2024 a maggio sono state presentate 43 denunce per diffamazioni e minacce sui social da 23 uomini, 16 donne e 4 minori per una media di 1 segnalazione ogni 3 giorni. Ma chi diventa il bersaglio d’odio degli hater?

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Hater, come scelgono le vittime (milano.cityrumors.it)

In base ad una statistica, i personaggi maggiormente soggetti all’odio degli heater online sono personaggi pubblici, politici, artisti, influencer ma anche persone comuni. Al primo posto della classifica, le prede preferite dagli odiatori sono soprattutto politici e i vip dello spettacolo. Di solito queste vittime arrivano a denunciare gli episodi d’odionel momento in cui le minacce social si estendono alla famiglia o ai figli. Quando on line trovano messaggi come ‘sappiamo dove vanno a scuola’. Se si configura un reato, l’autore, una volta individuato, finisce a processo”, secondo quanto riferisce Liguori.

Gli argomenti d’odio

Inoltre, non esiste un argomento principale che fa scattare la “miccia”. Semplicemente si inizia a seminare parole e frasi al vetriolo su questioni più disparate, magari per un pensiero non condiviso o per motivi politici, sociali o per un corpo “non in linea” con i canoni di bellezza generale (body shaming).

Altri argomenti sono il colore della pelle o la religione, la nazionalità o l’orientamento sessuale ma sono davvero tanti (e troppi) i motivi, futili, che portano gli hater ad attaccarsi alla tastiera del pc. Liguori continua, come riporta anche il Giorno: “A volte anche per ripicca verso un ex fidanzato o fidanzata. Verso qualcuno che, a detta di chi insulta, gli ha fatto un torto”.

Sono 41 gli episodi criminali in rete con alla base un pregiudizio che l’odiatore nutre nei confronti di particolari gruppi di persone. Mentre, altri 175 episodi di atti criminali riguardano “parole d’odio“ o di discriminazione contro un individuo o un gruppo di persone per via di determinate caratteristiche come “il colore della pelle, lingua, religione, nazionalità, età, disabilità, orientamento sessuale”.

A questi si aggiungono 112 episodi di parole d’odio diffuse sui social e altri 17 che, seppur non sono penalmente perseguibili, aumentano e alimentano comunque un sentimento d’odio verso la comunità presa di mira.

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La reazione degli hater una volta identificati

Una volta tolta la maschera ai famigerati “hater” questi si tramutano in poveri agnellini. Le reazioni sono differenti:  “Molti inizialmente negano. Ma quando vengono messi con le spalle al muro mostrando loro le prove raccolte, che non lasciano dubbi sul fatto che determinate frasi provenissero proprio dai loro profili social, dicono di ‘non essersi resi conto’ o di ‘aver semplicemente espresso un’opinione’. 

Altri invece si indignano, come se gli venisse fatto un torto. “Però dopo la prima querela tra gli adulti la recidiva è pari a zero, evitano così di ricascarci, di perseverare”. Diverso è il caso degli “odiatori” più piccoli. Dalla Polizia postale spiegano che: “Quando i messaggi sono scritti da giovanissimi, adolescenti generalmente, il pentimento non si coglie. Anche a posteriori, faticano a rendersi conto di aver causato un danno, a capire che una persona possa stare male per delle loro frasi”.

Non esiste un vero e proprio identikit dell’odiatore seriale.  La categoria è abbastanza variegata: sia a livello economico. che culturale. Molti hanno un’età compresa tra i 40 e i 45 anni, magari sono disoccupati e frustrati, e prendono di mira il cantante o influencer più in voga poiché non lo ritengono “meritatevole di attenzioni”. Infine, emerge anche il profilo dei piccolo hater le cui prede preferite sono i giovani rapper/trapper. Ma una volta individuati non si rendono conto della gravità delle loro azioni e delle loro parole.

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