Al centro delle indagini scontrini, filmati di videosorveglianza della telecamera d’ingresso del locale, il quaderno delle prenotazioni. Tutto per trovare il cliente della recensione al seguito della quale Giovanna Pedretti si è tolta la vita
Sotto torchio da parte degli inquirenti ogni cosa trovata all’interno della pizzeria Le Vignole di Sant’Angelo Lodigiano: dal quaderno delle prenotazioni agli scontrini dei pranzi e delle cene sino all’analisi dei video della telecamera posta all’esterno del locale. Se davvero esiste quel cliente, autore della recensione contro gay e disabili, verrà trovato.
Gli inquirenti si rifanno proprio al racconto rilasciato dalla titolare del ristorante, Giovanna Pedretti, morta suicida a seguito delle polemiche nate sul web e sui giornali proprio da quella recensione negativa ritenuta successivamente una “fake” architettata dalla stessa donna per un‘opera di marketing.
Il ritorno del cliente
Sempre rimanendo sul resoconto rilasciato dalla 59enne lodigiana ai carabinieri, che alle prime luci dell’alba di domenica scorsa si è tolta la vita tagliandosi le vene e gettandosi poi nel fiume Lambro, quell’uomo, del quale la ristoratrice non aveva saputo fornire alcuna indicazione fisica, la scorsa settimana era tornato nella pizzeria di Sant’Angelo Lodigiano in via XX settembre.
La prima volta che il presunto cliente era entrato in pizzeria risaliva allo scorso aprile, giorno in cui avrebbe poi scritto l’ipotetica recensione su Tripadvisor. A quella recensione negativa la titolare Giovanna aveva risposto con garbo ma decisione guadagnandosi il plauso sui social. Ma poi venerdì scorso, in seguito a una nuova pubblicazione di quella recensione e della risposta della 59enne, i dubbi sulla veridicità dello scritto hanno iniziato a insinuarsi sui social arrivando all’attenzione anche di gente più famosa come l’opinionista Selvaggia Lucarelli ed il compagno, lo chef e blogger Lorenzo Biagiarelli che hanno iniziato a vivisezionare la vicenda.
La conclusione data è che quel commento fosse un falso inventato dalla stessa donna per ottenere facile pubblicità; dopodiché i medesimi utenti dei social avevano sentenziato una condanna definitiva per Pedretti, insultata e definita come una mera speculatrice.
Al momento, non esiste alcuna prova scientifica sulla veridicità o meno di quella recensione. Bisognerà attendere del tempo per poter risalire alla radice e alle dovute verifiche di Google, se mai acconsentirà alla richiesta avanzata dagli investigatori di far chiarezza sul caso. Nel frattempo si analizzano tablet, pc e i due cellulari della 59enne.
I risultati dell’autopsia
Nel frattempo, ieri mercoledì 17 gennaio i risultati parziali sull’esame autoptico svolto sul cadavere di Giovanna Padretti sono arrivati sulle scrivanie degli inquirenti. Il medico legale ha così confermato l’iniziale ricostruzione, ovvero che Giovanna, a bordo della sua Fiat Panda, aveva cercato di tagliarsi le vene con una lametta; era poi scesa camminando incontro al fiume Lambro per lasciarsi morire. La causa del decesso è stata dunque l’annegamento.
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Le preoccupazioni di Giovanna
Secondo quanto riferito dal marito della donna, Nello, la moglie era abituata di notte a camminare in campagna da sola lungo le sponde del fiume. Infatti, quella sera di domenica scorsa, non vedendola rientrare a casa non si era preoccupato. La 59enne soffriva di insonnia, logorata per la perdita del fratello, morto anche lui suicida più di 10 anni fa.
Inoltre Giovanna, aveva anche altre preoccupazioni inerenti la salute non ottimale dell’unica figlia, Fiorina, seguita dal medico di base a causa di frequenti crisi di natura nervosa. Quando Giovanna arrivò in caserma la sera di sabato scorso, pare che il suo tono di voce e i comportamenti della donna siano rimasti molto impressi nei carabinieri come quelli di una donna provata sul piano sia fisico che mentale. Ma nessuno avrebbe mai pensato che quella stessa sera, più tardi, Giovanna avrebbe preso di nascosto dal bagno quelle lamette con l’intenzione di farla finita una volta per tutte.