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Cronaca

Giacomo Bozzoli, la furia dei detenuti di Bollate: “In carcere è privilegiato”. Chi è la super testimone

Il bresciano Giacomo Bozzoli accusato dell’omicidio dello zio è in carcere a Bollate. I detenuti sono in rivolta da quando l’imprenditore ha varcato le soglie della casa circondariale. “Lui e Chico Forti sono privilegiati”

La condanna definitiva è datata primo luglio anche se Giacomo Bozzoli, è entrato in carcere a Bollate dopo l’arresto, quando è stato stanato dai carabinieri mentre era nascosto nel cassettone del letto matrimoniale della sua villa a Soiano del lago.

Giacomo Bozzoli durante la lettura di sentenza di primo grado avvenuta a settembre 2022 (ANSA)

Da quel momento, l’imprenditore bresciano ha fatto il suo ingresso in carcere per scontare la pena detentiva all’ergastolo per aver assassinato, l’8 ottobre del 2015 lo zio Mario Bozzoli, gettato nel forno della fonderia di Marcheno nel Bresciano.

L’ultima mossa di Bozzoli

Dopo l’arresto di giovedì scorso, Giacomo Bozzoli incontra il procuratore capo Francesco Prete, al quale dice, come riporta il Messaggero: “vi ho inviato un memoriale in cui vi chiedo di interrogare un testimone austriaco che mi scagiona”. Ma la “mossa disperata”, forse l’ultimo appiglio dell’uomo, non fa che riprendere un discorso già affrontato più volte nel corso dei primi due gradi giudizio.

Giacomo Bozzoli, dopo la condanna all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario la fuga. – ANSA – Milano.cityrumors.it

Quello dei 4.400 euro in contanti trovati a casa di Giuseppe Ghirardini, l’operaio addetto al forno della fonderia la sera dell’8 ottobre 2015, giorno della scomparsa di Mario Bozzoli, svanito nel nulla quasi una settimana dopo il suo datore di lavoro e trovato morto suicida con un’esca al cianuro nello stomaco.

Secondo i giudici della corte d’appello, quei soldi sarebbero un anticipo che Giacomo Bozzoli avrebbe dato a Giuseppe Ghirardini per commettere il delitto. L’uomo ritenuto responsabile di omicidio in concorso e poi morto e dunque mai finito a processo. La corte d’appello sul rapporto personale tra l’imprenditore Giacomo e i soggetti austriaci scrive: “Va identificato nell’area familiare di Bozzoli Adelio il soggetto per conto del quale Ghirardini, ricevuta quella somma in contanti, avrebbe compiuto il delitto introducendo il corpo di Mario Bozzoli nel forno grande”.

La super testimone austriaca

Tra queste persone austriache figura anche la super testimone oggi chiamata in causa da Giacomo Bozzoli. Una donna, rappresentante di un’azienda austriaca di metalli ferrosi, che potrebbe essere utile al 39enne per smentire il fatto che sia stata lei a portare il denaro dall’Austria che Giacomo ha utilizzato per pagare Ghirardini.

Ma il quadro generale accusatorio nei confronti dell’imprenditore di Brescia non è cambiato di una virgola considerato che la situazione era già emersa nei processi passati. Fu lo stesso 39enne, nel corso del processo di primo grado a dire che in tre telefonate avvenute tra maggio e giugno 2015 a 3 numeri austriaci lui parlava con la donna, rappresentante di un’azienda di metalli ferrosi, per questioni di lavoro e che mai ha avuto da lei quei soldi.

Si legge che per i giudici gli atti “allontanano l’ipotesi di un immediato, diretto e personale procacciamento della somma di denaro da parte di Ghirardini che mai è andato in Austria e che non aveva rapporti diretti con soggetti austriaci”.

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La rivolta tra detenuti di Bollate

Nel corso di questa nuova settimana la Procura interrogherà Giacomo Bozzoli riguardo la sua latitanza di 11 giorni. Intanto l’uomo attende anche di vedere la compagna e il figlio che andranno in vista nel carcere di Bollate, dove l’ergastolano è stato trasferito con molte polemiche di contorno.

Ad evidenziare la polemica sorta all’interno della casa circondariale è la lettera inviata da un detenuto ad alcuni quotidiani locali: “Per poter arrivare a Bollate i detenuti condannati devono seguire uno specifico programma trattamentale. Noi detenuti lo consideriamo un hotel. Ora è il momento di dire basta. Esistono detenuti di serie A, di serie B e anche di serie C”.

Oltre al 39enne Bozzoli viene messo in mezzo anche Chico Forti che, come sottolinea la missiva del detenuto: “In tempo zero è riuscito ad andare a trovare la madre. Bozzoli dopo aver ucciso lo zio sembra lui la vittima e per paura di un suicidio lo trasferiscono a Bollate alla faccia dei detenuti morti suicidi quest’anno”.