Finti atti giudiziari per reati gravissimi: 117mila euro pagati per evitare le indagini

Inviavano tramite mail al malcapitato di turno finti atti giudiziari per reati gravi come pedopornografia online. Poi chiedevano di pagare una multa per evitare di essere indagati. Fermata banda di truffatori 

La banda di truffatori agiva esclusivamente online inviando alla vittima prescelta un finto atto giudiziario dove veniva comunicato il gravissimo reato scoperto e per il quale risultava essere indagato. Allegato all’atto fittizio anche una multa importante dove si dava la possibilità di cancellare il nome dal registro degli indagati e, dunque, la cessazione di ulteriori provvedimenti a carico del malcapitato, dietro il pagamento della cospicua somma di denaro richiesta.

finti atti giudiziari
Banda di truffatori inviava finti atti giudiziari con reati gravissimi ai malcapitati per poi richiedere, tramite pagamento, la cancellazione del reato. Fermato gruppo di criminali online (ANSA) milano.cityrumors.it

Nel tranello di un gruppo di truffatori di Bergamo è caduto un uomo, cittadino cinese che ha pagato oltre 117 mila euro alla banda per uno dei reati più gravi, ovvero quello di pedopornografia online, seppur mai commesso. L’uomo, resosi conto nel tempo dell’inganno di cui era stato vittima ha deciso di denunciare tutto alla Polizia Postale di Milano.

La denuncia

Dopo la denuncia da parte della vittima, gli agenti del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica, coordinati dalla Procura di Bergamo, hanno avviato le indagini con l’operazione “Polo Est” scoprendo nel giro di poco tempo il gruppo di truffatori.

pedopornografia
Banda di truffatori inviava finti atti giudiziari con reati gravissimi ai malcapitati per poi richiedere, tramite pagamento, la cancellazione del reato. Fermato gruppo di criminali online (ANSA) milano.cityrumors.it

La banda, con base logistica nella Bergamasca, inviava mail citando finti atti giudiziari per reati gravissimi come, appunto la pedopornografia online, costringendo poi il malcapitato a pagare una sanzione per evitare il proseguo del procedimento penale.

Il cittadino cinese ha spiegato in fase di querela agli agenti di aver ritenuto autentica la mail arrivatagli poiché riportava il logo della Polizia Postale e addirittura la firma di un funzionario di polizia (attualmente in pensione). Così il malcapitato ha creduto ai criminali e ceduto, conseguentemente al ricatto pagando la somma totale di 117.500 euro, spaventato in modo particolare dal reato che gli veniva contestato, seppur l’uomo era assolutamente estraneo ai fatti.

12 perquisizioni

Durante le indagini gli agenti della Polizia Postale sono risaliti alla banda di truffatori: ben 12 soggetti di cui un italiano, un senegalese e 10 algerini di età compresa tra i 25 e i 54 anni, tutti accusati a vario titolo di truffa. Di conseguenza, sono state eseguite 12 perquisizioni nei confronti dei soggetti criminali che hanno portato alla luce una copiosa documentazione inerente i movimenti di denaro provenienti dalla vittima, ma anche altre somme di denaro riferibili all’attività di riciclaggio dei proventi illeciti.

Quattro ladri in manette
Banda di truffatori inviava finti atti giudiziari con reati gravissimi ai malcapitati per poi richiedere, tramite pagamento, la cancellazione del reato. Fermato gruppo di criminali online (ANSA) milano.cityrumors.it

Sul posto gli agenti della Postale di Milano hanno anche eseguito l’analisi dei dispositivi informatici del gruppo di truffatori rinvenendo anche le conversazioni tra gli appartenenti al sodalizio criminale e quelle avute con le vittime.

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La nota della Polizia: come scoprire una truffa

Alla luce dei fatti, la Polizia di Stato in una nota divulgata ribadisce, come riporta anche il Giorno questa mattina, che “in nessun caso comunicazioni ufficiali e notifiche di atti giudiziari o amministrativi (come, appunto, sanzioni pecuniarie) vengono effettuate utilizzando la posta elettronica, né tantomeno mediante comunicazioni telefoniche, ancorché provenienti da numeri di telefono corrispondenti a quelli reali”.

Nella nota si legge ancora: “I criminali utilizzano tecniche di spoofing che permettono di modificare a proprio piacimento l’indirizzo e-mail del mittente, così come il numero di telefono chiamante. Eventuali e-mail recanti loghi araldici della Polizia di Stato e/o di suoi reparti specialistici, da soli o associati a quelli di altre autorità, sono da ritenersi assolutamente false e, come tali, inviate con finalità fraudolente o comunque illecite”.

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