Seconda evasione in poche ore da un carcere italiano, stavolta è un detenuto condannato per reati gravi a darsi alla fuga dal carcere di Bollate
È di pochi giorni fa la denuncia da parte dei sindacati di polizia penitenziaria che la situazione all’interno delle carceri italiane è vicina al punto di non ritorno. Tuttavia non si parla sempre e solo di sovraffollamento delle celle, con tensioni e problemi anche di carattere igienico e sanitario.
A poche ore di distanza dalla clamorosa evasione denunciata all’interno del carcere di Livorno ecco una seconda fuga, stavolta dal carcere milanese di Bollate.
Evasione a Bollate, che cosa è accaduto
Stando alle poche notizie confermate dopo i primi accertamenti l’evaso in fuga è Cristian Filippo Braidich, un detenuto di origine campana e di etnia rom con numerosi precedenti penali. L’uomo, arrestato nel 2021 risulta condannato in via definitiva con una pena di almeno altri otto anni, fino a tutto il 2032.
Il detenuto sarebbe riuscito a far perdere le sue tracce nel nulla sabato mattina poco dopo aver registrato il suo ingresso all’interno dell’officina del carcere dove lavorava. Quando alle 22 al momento dell’appello l’uomo non ha risposto alla conta prima della notte e della chiusura delle celle è scattato l’allarme. Ma ormai l’evaso era in fuga ptendo contare su 12 ore abbondanti di vantaggio…
Chi è Cristian Filippo Braidich
Si tratta di un esponente di spicco della famiglia malavitosa molto attiva da diversi anni nella zona nord di Milano, tra Cinisello, Parco Lambro e Viale Sarca. Cristian Filippo Braidich, 41 anni, è un pregiudicato ben noto alle forze dell’ordine. Arrestato nel 2021 per numerosi reati legati al traffico e allo spaccio di droga durante un’operazione dei Carabinieri. Tuttavia il detenuto in fuga risulta coinvolto anche in numerose altre indagini tra le quali quella per la furiosa sparatoria avvenuta nel giugno del 2019 in pieno centro a Milano, in corso Como, a due passi dagli affollatissimi locali della movida milanese.
Cristian Filippo Braidich fa parte della cosiddetta organizzazione delle Case Bianche, una struttura malavitosa piuttosto consolidata dedita a vari traffici, in particolare armi e droga.
La sparatoria di corso Como
Era l’alba del 10 giugno del 2019 quando Braidich, nato a Benevento da una famiglia rom, da molti anni residente a Milano e senza una fissa occupazione, diventa oggetto delle notizie di cronaca. Un banale diverbio per futili motivi fuori da un bar si trasforma in uno degli episodi di criminalità più violenti di quell’anno.
In sella alla sua Ducati, pistola in pugno, Braidich insegue e rintraccia nella zona di corso Como alcune persone con le quali aveva avuto la lite e decide di regolare la questione con i proiettili. Le immagini e alcune testimonianze a ricostruiranno le sue responsabilità.
Lui, immediatamente in fuga da Milano, verrà arrestato un paio di settimane più tardi sulla Riviera ligure di ponente, a Varazze, al termine di una spettacolare operazione di polizia con numerose pattuglie che prima circondano l’appartamento nel quale l’uomo si stava nascondendo per poi fare irruzione e procedere all’arresto.
L’arresto per spaccio
Non si tratta tuttavia dell’ultimo arresto per Cristian Filippo Braidich che verrà definitivamente assicurato alla giustizia due anni più tardi, nel 2021, al culmine di una lunga operazione antidroga riguardante il massiccio traffico di droga di piazza Prealpi che lo deve finire in manette insieme a una quarantina di persone responsabili a vario titolo di traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Braidich, accusato di avere venduto 11 chili di hashish il 29 ottobre 2020, patteggerà in Cassazione le accuse di ricettazione, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco, gli stessi reati connessi con l’aggressione a colpi di pistola di corso Como. La sentenza diventa definitiva e da quel momento Braidich dal carcere non uscirà più. Perlomeno fino a sabato mattina.
La fuga
Secondo Alfonso Greco, segretario regionale del SAPPE, sindacato della polizia penitenziaria, la fuga del detenuto sarebbe stata premeditata e organizzata: “Dovrebbe essere uscito probabilmente dal blocco del carcere ma il fatto che all’interno della sua cella non sia stato trovato nessuno dei suoi effetti personali fa capire che l’evaso non si sia limitato a cogliere un’occasione ma abbia organizzato la sua fuga”.
Un’ulteriore problema che riporta al centro dell’attenzione il tema della sicurezza all’interno delle carceri italiane: “Non è la prima volta – continua Greco – che denunciamo le condizioni della struttura di Bollate e quindi l’inefficienza di un’amministrazione che, nonostante le continue segnalazioni, continua a ignorare problematiche che stanno diventando sempre più urgenti e drammatiche. É inaccettabile che ancora oggi avvengano evasioni in modo così rocambolesco solo perché proprio l’amministrazione non ha ancora effettuato i necessari interventi strutturali”.
Le indagini
Secondo le ricostruzioni Cristian Filippo Braidich si sarebbe allontanato dalla sua cella alle 10 del mattino di sabato. Di lui al momento nessuna traccia. Acquisite le indagini e raccolte le testimonianze gli inquirenti stanno cercando di ricostruire quelli che potrebbero essere le prime ore di fuga di Cristian Filippo Braidich una volta fuori dal carcere di Bollate.
Potendo contare su una certa libertà di movimento per raggiungere l’officina all’interno della quale lavorava regolarmente il detenuto sarebbe riuscito a far perdere le proprie tracce. Da capire se sia riuscito a scappare scavalcando il muro di cinta o addirittura uscendo dal cancello principale del penitenziario, approfittando dell’ingresso di familiari e visitatori che in particolare nel corso del fine settimana è particolarmente affollato.