Una decisione forse fatta in maniera fin troppo superficiale ha rovinato la vita di un bambino che oggi ne paga le conseguenze
Come cambiare, stravolgere e distruggere la vita di un bambino e di un’intera famiglia. Un mondo e una vita spezzata in mille pezzi. E’ così che è andata alcuni anni fa quando un gruppo di medici, davanti a una diagnosi non complicata ha completamente sbagliato decisioni cambiando e annientando la vita di un neonato che oggi è diventato un adolescente di 14 anni. Ma con la vita rovinata.

A distanza di anni e vedendo bene il caso clinico e la sua cartella, ma soprattutto gli esami di quel neonato anche a distanza di quattordici anni, sarebbe bastato un intervento a livello farmacologico e il neonato, oggi 14/enne, avrebbe avuto una vita normale come tanti, invece è andato tutto nel peggiore dei modi e come non doveva andare.
E così, come avviene in questi casi, anche se non è mai scontato, il Tribunale civile di Monza ha deciso e reso pubblica una sentenza che ha condannato la “Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma”, che poi è diventato l’Irccs San Gerardo a pagare un super risarcimento milionario al ragazzo in primis ma anche alla sua famiglia di 4 milioni 600 mila euro, dove sono inclusi i danni ovviamente che non sono pochi e anche spese legali.
Una decisione clamorosa, l’ospedale in silenzio
Tutto è cominciato nel 2011, con un bambino che è nato con una malattia metabolica, ossia con un piccolo difetto del “ciclo dell’urea che porta a un accumulo di ammoniaca nel sangue“, un problema che può generare seri problemi per il cervello. Si capisce subito dai sintomi che e anche da quanto viene spiegato da altri medici durante il processo che poteva esserci un “rischio metabolico” per il bambino, ma purtroppo per la famiglia e lo stesso bimbo, i dottori scelgono un’altra strada per la cura, ma passati tre giorni si rendono conto che bisogna invertire tutto, ma ormai troppo tardi.
La situazione non si mette bene per niente e il ragazzo, che oggi ha 14 anni, ha riportato danni cerebrali gravissimi, tanto che è necessario per lui seguirlo con costanza ogni giorno con continue cure e assistenza medica e sanitaria, con altre situazioni che si sono aggiunte e aggravate proprio in virtù della scelta che fu fatta quando era neonato, visto che, tra le altre cose, come conseguenza, ha subito già un trapianto del fegato.

L’Inps lo ha dichiarato invalido al 100% con tanto di indennità di accompagnamento. E secondo quanto ha stabilito il giudice Carlo Albanese, del Tribunale di Monza, che ha accolto il ricorso del legale della famiglia, dubbi su chi sia responsabile per questa situazione non ne ha avuto e ha condannato i sanitari della Fondazione, per omissione terapeutica e ritardo diagnostico, soprattutto perché i medici davanti a loro avevano tutte le possibilità e gli elementi necessari per capire il problema e risolvere la situazione come in tanti altri casi.
Per il giudice Albanese “un tale mancato tempestivo intervento ha avuto un ruolo fondamentale nella gravità del danno“.