La Procura di Milano ha messo nel mirino Tod’s e tutte le aziende della filiera in un’ampia inchiesta sullo sfruttamento dei lavoratori. Tutti i dettagli e le conseguenze sul Made in Italy.
“L’azienda fa dei valori etici la sua bandiera”. Il presidente e amministratore esecutivo di Tod’s Diego Della Valle ha risposto a tono alle accuse che la Procura della Repubblica di Milano ha rivolto alla sua azienda.

Per farlo, ha convocato una conferenza stampa dai toni duri e perentori nella sede milanese del gruppo. Della Valle ha invitato il pm Paolo Storari a visitare le sue aziende, ha difeso il Made in Italy, invitato i colleghi imprenditori a “non essere silenti” e la politica a legiferare, lasciando intendere che ciò che è accaduto sarebbe anche da ricondurre ad un vuoto normativo. E legiferare in fretta, poiché gli accertamenti effettuati dalla Procura del capoluogo lombardo potrebbe creare un precedente ed effetti a cascata su molte società.
Facciamo ordine e un passo indietro. Tre giorni fa la Procura di Milano ha inviato una richiesta al Tribunale per mandare Tod’s in amministrazione giudiziaria. Secondo il pm Storari l’azienda non avrebbe vigilato come doveva sulla filiera. Avrebbe permesso che diversi subfornitori utilizzassero manodopera sfruttata. Ovvero, caporalato. Ma in una forma particolare, indiretta. Per i magistrati si tratterebbe perlopiù di una mancata vigilanza sui terzisti esterni in catena produttiva. Sono questi ultimi che avrebbero sfruttato i lavoratori.
Milano, inchiesta sul caporalato: metodologia ottocentesca
Bisogna ricordare che Tod’s spa è controllata dalla famiglia Della Valle. È specializzata in produzione di accessori di lusso, abbigliamento e calzature. Suoi sono i brand Tod’s, Roger Vivier, Fay e Hogan. Le aziende terziste su cui si sono accesi i fari della Procura si trovano tra Lombardia e Marche. È qui che i pm hanno rilevato una metodologia di lavoro “ottocentesca”, fatta di orari massacranti, dormitori abusivi, lavoratori pagati poco e in nero e addirittura caporali a gestire operai spesso stranieri.
Tra le accuse, oltre allo sfruttamento, l’intermediazione illecita. Il tutto aggravato dall’essere in una filiera del lusso, il cui paradosso starebbe nel fatto che un accessorio in vendita a 2mila euro nelle boutique è opera di lavoratori pagati tre euro l’ora. È un tema centrale per il Made in Italy, apprezzato ed esportato in ogni angolo del mondo, la cui produzione reale spesso è affidata a laboratori esterni.

L’amministrazione giudiziaria richiesta dalla Procura al Tribunale tecnicamente non è una misura punitiva bensì preventiva, prevista da un articolo del Codice antimafia. Qualora il giudice dovesse sposare le tesi dei pm, il Tribunale dovrebbe nominare un amministratore il cui compito sarà quello di migliorare le verifiche sulla filiera produttiva e gettare luce su qualsiasi zona d’ombra. Un anno di tempo per il tutor giudiziario, mentre l’inchiesta sul caporalato diretto proseguirà per le aziende terziste, che potrebbero subire gravi conseguenze.
Ma se dal punto di vista giudiziario le conseguenze per Tod’s sono limitate, dall’altro c’è preoccupazione per le conseguenze sul mercato ed in borsa di uno dei brand simbolo del lusso italiano. È soprattutto per questo che Diego Della Valle ha reagito con forza all’indagine che ha di fatto gettato un’immagine negativa sul gruppo.
Diego Della Valle: “Non possiamo permetterci di essere silenti”
“Non possiamo permetterci di essere silenti, lo dico anche ai miei colleghi, agli amici imprenditori. – ha detto il presidente – Essere silenti in questo momento significa diventare complici di un sistema che ci fa male e noi vogliamo un sistema perfetto, che rispetti la gente, che rispetti le leggi e che rispetti anche le aziende”.
E poi: “Non conosco Paolo Storari, ma lo invito a visitare le nostre aziende, poi sfido se può permettersi di dire o di fare dire ad altri, attraverso la stampa, che noi siamo delle persone che non hanno a cuore il rispetto del prossimo. Il Made in Italy è una cosa eccellente, non lo tocchiamo, non lo roviniamo. Non diamo vantaggio ad altri Paesi. Teniamoci noi questa leadership, non regaliamola a nessuno”.