Imputata per truffa aggravata, l’appuntamento in Tribunale a Milano per l’imprenditrice digitale Chiara Ferragni è al 4 novembre prossimo.
L’ultima novità prima dell’udienza predibattimentale del 4 novembre prossimo è una donna di 76 anni ha chiesto di essere parte civile nel procedimento a carico di Chiara Ferragni. Quest’ultimo, bisogna ricordarlo, è imputata per truffa aggravata, assieme ad altre due persone. Il caso, noto alle cronache, è quello del pandoro Pink Christmas della Balocco e delle uova di Pasqua della Dolci preziosi.

Secondo l’accusa le operazioni commerciali hanno indotto i consumatori a credere che il ricavato fosse destinato in beneficenza. In realtà, però, l’attività non era trasparente e verificabile. Ferragni si è sempre detta innocente ed ha più volte ribadito di aver agito in buona fede. La 76enne di origini campane sarebbe stata vittima proprio della presunta truffa, acquistando diversi pandori allo scopo di fare beneficenza.
“È una fervente cattolica, ci teneva. – hanno spiegato gli avvocati della donna, Giulia Cenciarelli e Mario di Salvia – Lo scorso aprile si è resa conto di quello che era successo, che la sua beneficienza non era andata a buon fine”. Il danno, che era stato quantificato, sarebbe di circa 500 euro e sarebbero in via di definizione le trattative per chiudere la transazione economica. A quel punto la pensionata dovrebbe revocare la sua istanza.
Casa del Consumatore va avanti: “no” a 5mila euro
Il 4 novembre, in Aula, il giudice della III sezione penale Ilio Mannucci Pacini dovrà decidere sulle altre richieste di parte civile giunte da due associazioni di consumatori. Poi si passerà alla fase dell’ammissione dei riti alternativi. Con ogni probabilità si arriverà ad un processo con rito abbreviato con udienze già fissate per il 25 novembre e il 19 dicembre. A gennaio 2026 potrebbe arrivare la sentenza in primo grado.
Come già accennato, una parte delle accuse mosse dalla Procura riguarda il pandoro Balocco. Si tratta di un dolce venduto nel 2022 in collaborazione con Chiara Ferragni. La vendita era stata presentata come legata ad una raccolta fondi in favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino. In realtà, come accertato nel corso delle indagini, la donazione per la struttura torinese era stata effettuata prima dell’iniziativa. Dunque non dipendeva dalle vendite. Una comunicazione fuorviante anche nella vicenda delle uova di Pasqua, promosse anche in quel caso come legate ad attività benefiche.

Una delle due associazioni che hanno chiesto di essere parte civile nel processo è Casa del Consumatore, che nelle scorse ore ha fatto sapere di non accettare l’offerta di 5mila euro per ritirare la richiesta. L’associazione, in una nota, ha dichiarato che la cifra era “irrisoria rispetto ai profitti di ben 2,7 milioni di euro che la signora Ferragni risulta abbia tratto dalle operazioni oggetto di giudizio“. E che l’accettazione “non consentirebbe alcuna efficace azione riparatoria alle sue condotte, realizzatesi sui social“.
“Abbiamo proposto a Chiara Ferragni – ha spiegato Giovanni Ferrari, presidente di Casa del Consumatore – di rinunciare alla nostra richiesta danni e costituzione di parte civile, a fronte non di denaro, ma di uno o due reel social per dimostrare il suo ravvedimento e impegno nel far conoscere un’app dedicata ai consumatori che stiamo realizzando con fondi pubblici nell’ambito di un progetto che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ci ha appena approvato. In caso di suo rifiuto, le avevamo anche offerto la possibilità di contribuire alla comunicazione ai consumatori con l’equivalente monetario di quanto richiesto“.




