Ha lasciato tutti sbigottiti la decisione del Tribunale. Cade l’accusa di traffico internazionale di cuccioli di cane: ecco la vicenda
A distanza di cinque anni dal giorno in cui è scattata la misura cautelare nei loro confronti, la famiglia di Ghisalba (Bergamo) proprietaria di due allevamenti di cani (di cui ne rimane solo uno) è stata assolta dal Tribunale di Udine. L’indagine, partita nel 2017, era seguita a un maxi sequestro di 65 cuccioli di cane, avvenuto sulla A23 in località Amaro, Udine: a guidarlo un uomo slovacco di 43 anni, con una donna polacca di 60 anni al suo fianco. Ecco però come si è arrivati alla famiglia di Ghisalba e cosa ha portato poi all’assoluzione di quest’ultima.
Dal momento in cui ad Amaro in provincia di Udine le autorità hanno riscontrato questo furgone con 65 cuccioli, sono iniziate tutta una serie di indagini e di intercettazioni che hanno portato all’individuazione di sei persone ipoteticamente connesse con la vicenda. Residenti a Ghisalba, nel bergamasco, sono state accusate di traffico internazionale di cuccioli, truffa e frode in commercio e associazione a delinquere finalizzata al maltrattamento e all’uccisione di animali.
Dall’inchiesta si è quindi arrivati al processo, durante il quale due dei sei imputati ha patteggiato, mentre la famiglia di Ghisalba composta da mamma Marina, papà Claudio e figlia Greta di 33 anni si è sempre dichiarata estranea alle accuse. Da qui la recente sentenza del Tribunale: assolti. Ecco perché.
Accusati di traffico internazionale di cuccioli: la famiglia di Ghisalba è stata creduta
L’accusa ha espresso in modo chiaro i capi di imputazione che pendevano sulle teste della famiglia di Ghisalba. Secondo la ricostruzione, mamma papà e figlia avrebbero fatto arrivare dalla Polonia, dalla Slovacchia e dall’Ungheria cuccioli di cane di un mese di vita al massimo, quindi in modo del tutto illegale perché in età di pre-svezzamento e senza il vaccino antirabbico. A questo punto, li avrebbero venduti a prezzi maggiorati in Italia con documenti falsi che ne attestavano la nascita sul suolo nazionale. Di fatto, la famiglia di Ghisalba avrebbe simulato la nascita dei cuccioli nelle proprie strutture e avrebbe venduto cuccioli acquistati a 50-100 euro a cifre che superavano anche gli 800 euro.
La difesa della famiglia di Ghisalba, però, ce l’ha fatta: il Tribunale di Udine ha assolto i tre imputati da ogni accusa, quindi ha fatto cadere sia quella di maltrattamento e uccisione di cuccioli, sia l’associazione a delinquere, così come la frode e la truffa. Le false accuse, secondo quanto ha riferito l’avvocato della famiglia a L’Eco di Bergamo, ha costretto la famiglia a chiudere l’allevamento di Ghisalba.