Asilo degli orrori, la titolare si difende: “Metodo educativo rigido…”

Si avvale della facoltà di non rispondere la titolare dell’asilo di Vanzago accusata di avere esercitato maltrattamenti su bimbi piccolissimi

Il caso dell’asilo nido privato di Vanzago, nel Milanese, ha sconvolto l’opinione pubblica e messo sotto i riflettori pratiche educative discutibili.

Asilo Orrori
Una immagine dei video che costituiscono l’accusa e l’indagine – Credits Carabinieri (milano.cityrumors.it)

Non è la prima volta: e questa indagine che vede al centro dell’attenzione educatori di bimbi piccolissimi soprattutto in estate è diventata d’attualità nelle case di riposo, a danno di anziani non autosufficienti.

Asilo degli orrori: la difesa della titolare

Le indagini vanno avanti. Gli inquirenti stanno raccogliendo informazioni e altre testimonianze. Intanto però Barbara Rizza, la titolare della struttura che insieme ad altre due educatrici, è attualmente agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti nei confronti di 35 bambini di età compresa tra 6 mesi e 3 anni si difende dalle accuse.

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Le accuse sono molto circostanziate e si si basano soprattutto su alcune prove video che evidenziano e descrivono comportamenti violenti e punitivi.

Barbara Rizza, assistita dall’avvocato Michele D’Agostino, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Giulio Fanales. Pur rilasciando alcune dichiarazioni spontanee che non mancheranno di scatenare altre polemiche.

Metodo educativo deciso

Barbara Rizza si è giustificata affermando che i metodi utilizzati nel suo asilo non costituiscono maltrattamenti, bensì un ‘metodo educativo deciso’ volto a garantire la disciplina e la sicurezza dei bambini. Si tratta di un asilo nido. Tutti i bambini al centro dell’indagini avevano meno di tre anni…

Rizza ha categoricamente negato ogni forma di abuso o violenza, dichiarando che le pratiche adottate erano semplicemente finalizzate a mantenere un ambiente sicuro e controllato.

In attesa di capire che cosa intenda la titolare del nido di Vanzago per metodo educativo rigido, l’asilo è chiuso.

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Rizza, che già in passato era stata coinvolta in un altro processo per maltrattamenti, ha comunque confermato la sua intenzione di chiudere l’attività anche agli inquirenti.

Stando alle ultime informazioni la donna avrebbe dato disdetta per i contratti di locazione delle due sedi dell’asilo, una decisione che in qualche modo potrebbe anche essere legata alla strategia difensiva di fronte ad accuse molto serie.

La posizione delle educatrici

Si indaga anche sul ruolo e le responsabilità delle due educatrici iscritte nel registro degli indagati, anch’esse agli arresti domiciliari. Le due donne hanno invece deciso di rispondere alle domande del GIP. Ed entrambe – pur negando la maggior parte delle accuse – hanno ammesso solo di avere esagerato in qualche atteggiamento nei confronti dei bambini. Giustificandosi con il fatto di avere semplicemente eseguito quelli che erano ordini inderogabili della titolare.

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Le educatrici, collaboratrici free lance inquadrate con un rapporto di libera professione, hanno riferito agli inquirenti di avere semplicemente rispettato indicazioni rigide e non negoziabili da parte della titolare. Scaricando di fatto la maggior parte delle responsabilità proprio su Barbara Rizza.

Asilo degli orrori: Le indagini proseguono

Le indagini, coordinate dalla PM Maria Cardellicchio e condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, hanno rivelato un quadro inquietante sul quale andrà fatta piena chiarezza. Intercettazioni e alcuni filmati registrate da telecamere nascoste all’interno della struttura, hanno documentato urla molto aggressive a pochi centimetri dai volti dei bambini. Ma anche strattoni, tirate d’orecchi e punizioni che includevano il confinamento isolato in stanze buie all’interno della struttura.

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All’indagine riportano anche testimonianze importanti da parte di ex collaboratrici che dopo aver lasciato il posto avrebbero deciso di denunciare le irregolarità osservate dando un contributo decisivo alle indagini.

Una comunità sotto shock

Vanzago, un piccolo comune di 10mila abitanti nella periferia ovest di Milano, non lontano dal polo fieristico di Rho, è sotto shock. Si tratta di una comunità a misura d’uomo, dove tutti si conoscono e nulla passa inosservato.

Il caso ha suscitato una forte reazione emotiva in tutta la comunità. Il sindaco Lorenzo Musante ha espresso profonda preoccupazione per quanto accaduto, dichiarando che il Comune non aveva concesso una licenza formale all’asilo, ma solo ricevuto una comunicazione preventiva di inizio attività. E anche questo probabilmente sarà ora oggetto di inchiesta.

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Musante ha appreso dell’inchiesta e degli arresti annunciando la sua intenzione di sospendere qualsiasi attività della struttura in attesa delle indagini. Anche il parroco di Vanzago, don Claudio Stramazzo, ha commentato l’accaduto, definendo l’episodio ‘sconvolgente’.

Asili a peso d’oro

In realtà ci sarebbe molto da dire anche sul contesto nel quale casi come questo nascono. Parlando ad esempio di famiglie che hanno entrambi i genitori che lavorano anche d’estate e che devono far fronte a costi impressionanti per un servizio che in molti altri paesi è gratuito. Oggi il costo medio di un asilo nido pubblico per due bambini supera quello di un affitto: si parla di non meno di 600 euro al mese. Considerando i pochissimi posti chi non può contare sull’aiuto di nonni e parenti si affida a strutture private costosissime.

L’indagine da una parte apre un caso, si spera estremamente isolato, molto preoccupante. In un contesto sociale nel quale la salute e l’educazione dei bimbi viene demandata a peso d’oro a strutture sulle quali evidentemente deve vigere una regolamentazione più attenta, con una supervisione continua.

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