Fragility and Beauty al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano

Il cambiamento climatico in mostra fino al 6 gennaio 2020 al Museo della Scienza e della Tecnica con Fragility and Beauty.

La natura, i suoi cambiamenti e le conseguenze di tali processi finiscono sotto le telecamere. Ma non si tratta di telecamere qualunque, bensì di quelle dei satelliti che orbitano attorno al nostro pianeta. È la visione “clinicamente” precisa dei satelliti la vera protagonista della mostra “Fragility and Beauty – Taking the pulse of our planet from space”, promossa dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

Un’esposizione a cura di Viviana Panaccia che mostra le più recenti immagini della Terra scattate dai satelliti, mettendo la tecnologia più avanzata al servizio del pubblico, al fine di sensibilizzarlo sul tema  dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile, del loro impatto sugli ecosistemi terrestri e le conseguenze sul futuro del pianeta. Oltre alle immagini, la mostra si compone di installazioni multimediali dal grande impatto visivo, tra cui una video-installazione, ispirata alla serie televisiva “One Strange Rock” e firmata da Darren Aronofsky per National Geographic.

Entrando in Fragility and Beauty, quindi, il visitatore ha la sensazione di entrare in orbita per sorvolare a volo d’uccello i luoghi più segreti della Terra e cogliere gli aspetti più evidenti, ma paradossalmente meno visibili dal basso, dei cambiamenti climatici. Come è successo con il documentario Anthropocene, il fatto di poter cambiare prospettiva aiuta il pubblico a identificare e visualizzare dei fenomeni che molto spesso rimangono troppo astratti, come l’aumento delle temperature, l’inaridimento e la sempre maggiore mancanza di acqua potabile.

Il percorso espositivo parte dalla crescita della popolazione mondiale, con il conseguente sovraffollamento e l’impatto sugli ecosistemi terrestri (dal progressivo esaurirsi delle risorse naturali alla presenza sempre più ingombrante di scarti e rifiuti difficili da smaltire). Rispetto a tali istanze, il percorso si conclude con una domanda: la tecnologia dei satelliti può aiutarci a raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile come quello fissato dalle Nazioni Unite entro il 2030?

Per informazioni e orari: https://www.museoscienza.org/it 

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