Nuovo stadio dell’Inter, il luogo resta un rebus. Rozzano sembrava aver messo d’accordo tutti, ma in Giunta scoppia il caso: gli scenari.
Dopo San Siro, questo è l’imperativo per le due squadre di Milano: pensare al domani. Un futuro lontano dalla Scala del Calcio. Appurato che lo storico impianto non si tocca, occorre pensare a quello che verrà. Le due società hanno già deciso: vogliono lo stadio di proprietà, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mercato.
Un business che ha visto il Milan chiudere (o quasi) per San Donato – al netto della protesta dei residenti – e l’Inter provare a forzare i tempi per Rozzano. Proprio i nerazzurri sembravano essere più avanti nella trattativa. Rimane, tuttavia, l’incertezza perchè se in linea di massima c’è l’accordo sulla zona, manca la concordia e condivisione nella Giunta comunale.
Un nuovo impianto sportivo dovrebbe essere una gioia per tutti: sia per quanto riguarda la riqualificazione delle zone limitrofe, sia per i posti di lavoro che può garantire. Invece non sembra così: Rozzano sembrava essere il luogo giusto per la nuova “casa” sportiva dei nerazzurri, ma avevano fatto i conti senza l’oste. O senza l’astio.
In questo caso quello della Giunta comunale che, sul tema, è spaccata notevolmente. Le sorti del nuovo impianto di matrice nerazzurra animano lo scontro tra il Centrodestra – che rimane a favore della nuova struttura rispettando le regole prestabilite – e il Movimento Cinque Stelle che si dice contrario alla decisione, ma propone un Referendum da sottoporre ai cittadini. In caso di assenso, nessuno si opporrà.
Poi c’è la terza opzione, quella portata avanti dal Sindaco Gianni Ferretti che vede quella dello stadio nerazzurro come un’opportunità purché non vada a inficiare eccessivamente sugli equilibri del Comune. Si lavora solo se si migliora: qualora le cose dovessero peggiorare, sotto tutti i punti di vista, il progetto salta.
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Senza contare le reticenze in merito all’Abbazia di Chiaravalle. Struttura che, secondo molti rappresentanti delle autorità, va salvata. Ecco cosa diceva Sala qualche tempo fa circa un possibile intreccio e rallentamento legato ai guadagni: se il mercato – e la burocrazia – non si sblocca, occorre pensare a una diversa soluzione condivisa. Il Primo Cittadino non ha ancora ritirato la proposta di compartecipazione per quanto riguarda gestione e lavori di San Siro. E non è difficile immaginare il perchè.