Galliani, durante il documentario dedicato ai trionfi del Milan di Berlusconi, racconta un retroscena da brividi: il “tranello” al Presidente.
Il Milan si appresta a vedere i cugini trionfare per il ventesimo Scudetto, ma può consolarsi in qualche maniera. Il vero toccasana di queste settimane particolari per i rossoneri sarà un documentario dal ’94 in poi. Il titolo è semplice e diretto: “Milan, più di una squadra”. L’opera – targata Sky Sport – racconta i trionfi dei rossoneri nella prima era Berlusconi.
Quella in cui vinse tutto e con Sacchi rivoluzionò il calcio giocato: gli olandesi in rossonero, Maldini, Baresi, Costacurta ma soprattutto Galliani. Il fiuto del Condor – così lo chiamano gli appassionati di calcio – sul mercato non si batte. La ragione è semplice: si avventa sui colpi di mercato come nessun altro.
Ora è il Presidente del Monza, ma in un passato mai troppo lontano è stato il braccio destro di Berlusconi. Nel documentario racconta anche un retroscena da brividi: “Ho rischiato la carriera o non so che cosa per aver ingannato Berlusconi”. Il motivo era il trasferimento di Desailly al Milan. Galliani lo ha corteggiato e preso di nascosto. Silvio Berlusconi infatti non sapeva nulla: il Presidente di allora gli aveva dato mandato di frenare.
Il Condor ha fatto di testa propria e il resto è storia. Stessa situazione riproposta qualche anno più tardi con Ronaldinho. Berlusconi si è esposto soltanto alla fine della trattativa: il “lavoro sporco” lo ha fatto Galliani. Non è il Condor a caso. I rossoneri hanno vissuto un ciclo fantastico anche per il tipo di lavoro che facevano i dirigenti sotto traccia.
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Magari azzardavano qualche colpo, ma garantivano importanti risultati. Il Milan con i colpi di Galliani – anche quelli dichiarati – ci ha vissuto (e vinto) per moltissimo tempo. Una vera e propria filosofia di vita: il Diavolo scatena l’inferno, fuori e dentro al campo, un po’ per natura ma soprattutto per ambizione. Il “fuoco sacro” di quegli anni non se n’è più andato via, neppure nei momenti peggiori.