La Lombardia ha dei nuovi nerazzurri nel calcio. Non solo Inter e Atalanta, ma anche il Renate, formazione che prende il nome dall’omonima cittadina di circa quattromila abitanti nella provincia di Monza e Brianza e che deve la propria fondazione a un gruppo di tifosi dell’Inter nel lontano 1947. Domenica scorsa, in casa del Ravenna terz’ultimo, ha ceduto il passo agli avversari dopo undici risultati utili consecutivi, ma è comunque rimasto al secondo posto con 26 punti. Sei lunghezze dietro al Padova, formazione con ben altro bacino e storia alle spalle, ma due davanti a Pordenone, Albinoleffe e Sambenedettese, anche in questo caso società con un curriculum alle spalle molto diverso. Ormai, però, per chi conosce il mondo della Serie C il Renate è una realtà. Considerando i tre anni già passati nella fu Lega Pro – Prima Divisione, i ragazzi oggi allenati da Roberto Cevoli sono da quattro stagioni nella medesima categoria. Hanno sempre raggiunto la salvezza, quest’anno sembrano in grado di giocare per qualcosa in più. La storia dice che sono 53 anni che il Renate non retrocede, dal 1963, quando dalla prima si passò alla seconda categoria. Per il resto c’è sempre stata o una permanenza o un salto in avanti, Punto di merito in più: i risultati di cui sopra stanno arrivando con un budget che non supera i due milioni di euro. La squadra vince perché c’è chi ha occhio per il mercato e soprattutto per quello dei giovani. Esempio pratico: il portiere Di Gregorio, fino alla passata stagione, copriva i pali nella Primavera dell’Inter. Lo stesso vale per Alessandro Mattioli come difensore di fascia. Si sono uniti a giocatori come Teso, Malgrati o Di Gennaro, che a Renate hanno messo radici da qualche anno e fanno da zoccolo duro per i nuovi arrivati. Obiettivi dichiarati? Non ancora. Se non quello di stupire e stupirsi.