Caso Maignan, caccia ai responsabili: l’Udinese pronto a fare chiarezza, cosa rischia chi ha intonato cori razzisti

Caso Maignan, si cercano i responsabili. Quanto accaduto sabato sera a Udine può avere ripercussioni importanti: cosa rischiano i tifosi.

Bluenergy Arena, si ricomincia da lì. Dopo sabato sera i dirigenti dell’Udinese stanno passando nuovamente al setaccio lo stadio: il punto sono le telecamere. Più di 300 dispositivi per individuare chi ha fatto partire i bu razzisti all’indirizzo di Mike Maignan. Il portiere rossonero, stufo di giocare in quelle condizioni, ha abbandonato il terreno di gioco e tutto il Milan con lui.

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Caso Maignan, Udinese pronto a reagire (LaPresse-MilanoCityRumors.it)

Partita sospesa per 5 minuti, che rischiano di diventare un tempo infinito se non si fa chiarezza. Questo si è ripromesso il Direttore Generale dell’Udinese Franco Collavino: “Siamo assolutamente in grado di individuare i responsabili – dice – è un lavoraccio, ma si tratta di due tre sciagurati. Possiamo isolarli in maniera netta, stiamo pensando all’espulsione dallo stadio a vita”.

Caso Maignan, interviene l’Udinese

I dispositivi di sorveglianza dell’impianto – come detto anche dal DG – possono fungere da lente d’ingrandimento. Il lavoro di concerto tra la squadra friulana e le autorità è cominciato: la polizia si è detta pronta a sostenere la società. Questo significa che inizierà la trafila in grado di portare a un vero e proprio pugno di ferro.

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L’Udinese prende provvedimenti dopo gli insulti a Maignan (LaPresse-MilanoCityRumors.it)

Pene esemplari per chi ha fatto partire bu e versi di scimmia: “Mi sono sentito umiliato”, ha detto Mike Maignan. Adesso, però, l’umiliazione potrebbe essere degli altri. Non basterà il Daspo – secondo i dirigenti friulani – per i colpevoli: “La pena – precisa Collavino – impedisce l’ingresso allo stadio per un tempo limitato. Noi vogliamo intervenire più duramente.

A gamba tesa contro il razzismo

Atti che sono stati condannati anche dalle televisioni che hanno mostrato la gara. L’Udinese, poi, è la squadra più multietnica d’Italia. Per questo certi atteggiamenti fanno ancora più effetto. A maggior ragione l’Udinese intende arginare coloro che ha definito come “mele marce” sugli spalti. Una situazione limite, secondo la società bianconera, che però non giustifica tutto il resto.

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I versi di scimmia sarebbero frutto dell’inciviltà di pochi, ma tutti coloro che hanno fischiato a Maignan quando ha fermato il gioco sono la diretta conseguenza di un problema che ancora esiste. Il razzismo trova linfa anche da chi non supporta le prese di posizione nette da parte di chi è in campo: l’atteggiamento del portiere di Caienna, dal resto dello stadio, esclusi i tifosi del Milan che erano in inferiorità numerica anche perché ospiti, è stato visto come una perdita di tempo.

La differenza tra fischi e insulti

Sottolineata dai fischi scontenti di molti, che avrebbero preferito continuare a vedere la partita. Anziché rimanere “in ghiaccio” per qualche minuto. Il punto è che la civiltà non può essere cronometrata: il recupero, stavolta, deve essere delle coscienze. Ecco perchè chi fischia non può essere condannato formalmente rispetto a chi lancia dei bu, in quanto non sono portatori di contenuto razziale, ma di disapprovazione, tuttavia resta ugualmente lo specchio di qualcosa che non torna. Il razzismo si argina con l’impegno di tutti. Dentro e fuori dal campo.

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