L’ex tecnico, tra l’altro di Udinese, Pescara e Perugia, ha scritto pagine di storia del calcio italiano con la sua lunga carriera in panchina, dagli anni ’70 ai primi anni 2000
È morto all’età di 84 anni Giovanni Galeone. Malato da tempo, era ricoverato in ospedale a Udine. Un allenatore che ha lasciato un’impronta importante nel calcio italiano, pur non avendo vinto mai trofei in carriera, per il bel calcio che esprimevano le sue squadre. Uno di quei tecnici che hanno rivoluzionato il calcio in Italia con una filosofia di gioco improntata a offendere e meno a difendere, proprio all’antitesi del concetto italiano di gioco del calcio. È stato, tra gli altri, il maestro di Massimiliano Allegri, l’attuale tecnico del Milan.

La carriera di Giovanni Galeone è stata lunga e brillante. Da allenatore ha conquistato quattro promozioni in Serie A: due con il Pescara (1986/87 e 1991/92), una con l’Udinese e una con il Perugia. Ha guidato anche Napoli, Como e Spal, imponendosi per il suo inconfondibile 4-3-3 offensivo ispirato ai principi del calcio olandese dal quale era stato folgorato grazie all’Ajax degli anni 70 e alla grande Olanda di Cruijff.
Un filosofo del calcio
Aveva 84 anni, era malato da tempo e ha scelto di uscire da questo mondo a casa sua nella sua Udine. E’ morto stamane Giovanni Galeoni, uno degli allenatori che più hanno dato un’impronta diversa al calcio italiano ancorato a principi di gioco basati sulla difesa e sul “primo non prenderle”. Il suo 433 invece ha segnato uno spartiacque influenzando generazioni di futuri allenatori che ancora oggi fanno applicare in campo alle loro squadre le idee tattiche del loro “maestro”.

Galeone non ha vinto trofei, non ha alzato coppe al cielo, ha certamente ottenuto ben quattro promozioni quando sedeva sulla panchina di Pescara, Udinese e del Perugia, ha lanciato la carriera di tantissimi calciatori che sotto la sua guida sono esplosi a tal punto sul palcoscenico calcistico da meritarsi ribalte più importanti e un luminoso futuro nel calcio, ma il suo vero “scudetto” è stato quello di aver fatto innamorare ogni piazza dove è andato ad allenare, creando un entusiasmo e un’allegria tutta particolare nella gente che, domenica dopo domenica, andava allo stadio per seguire la propria squadra del cuore allenata dal tecnico friulano.
Il maestro di Allegri
Il suo era un calcio diverso, un calcio offensivo, un calcio votato a fare un gol in più dell’avversario. Una vera e propria rivoluzione copernicana nell’ingessato calcio italiano tutto difesa e contropiede dei primi anni 80. Ecco perchè ha fatto innamorare le città che ha allenato, perchè faceva divertire, perchè le sue squadre in campo portavano allegria e facevano divertire i tifosi sugli spalti, ma soprattutto faceva divertire i giocatori che lui mandava in campo, tanto da indurli a intraprendere la carriera da allenatori una volta appesi gli scarpini al chiodo. Massimiliano Allegri un esempio tra tutti, proprio l’attuale allenatore del Milan, regista a tutto campo del Pescara più bello della storia, ha sempre detto di essere rimasto folgorato proprio da quella filosofia che lui e i suoi compagni dovevano soltanto seguire e applicare durante quelle memorabili stagioni, che infatti risulteranno irripetibili per la città abruzzese.

Anche quando le loro strade si sono divise e dopo che Max ha spiccato il volo diventando uno degli allenatori più vincenti degli ultimi decenni, i due sono rimasti comunque molto amici e Allegri non ha mai perso occasione per ricordare in tante interviste che Galeoni per lui è stato una specie di padre calcistico, considerato un riferimento assoluto soprattutto all’inizio della carriera. Oggi ci ha lasciato forse l’ultimo dei visionari, uno di quei personaggi che nel calcio hanno fatto sognare perchè lasciava i calciatori liberi di divertirsi e poi zona, pressing, riaggressione al portatore di palla, ali e terzini interscambiabili posizionati opposti per sfruttare il loro piede forte una volta entrati dentro al campo, tutti concetti che oggi sentiamo descritti a ogni partita e che Galeone faceva applicare alle sue squadre 40 anni fa.





