Il ricorso presentato dai legali di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva nel 2018 e ora in carcere per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, ha ottenuto dalla Corte di Cassazione l’accesso ai reperti ritrovati sugli abiti della vittima.
L’uomo, al quale erano arrivate le indagini condotte dal pm Letizia Ruggeri a partire dal raffronto di un frammento di DNA trovato sugli indumenti della vittima, si è sempre dichiarato estraneo ai fatti e i suoi avvocati hanno, per questo, tentato a più riprese di accedere ai materiali repertati a conferma delle accuse per poterlo dimostrare.
Così a novembre 2019, il giudice Giovanni Petillo aveva accolto la loro richiesta di esaminare i reperti per poi specificare, nel successivo mese di dicembre, che si trattava di poter fare una ricognizione alla presenza della polizia giudiziaria, e non un nuovo esame dei campioni stessi.
Ne era seguita una nuova richiesta a maggio 2020 che però era stata dichiarata inammissibile dallo stesso giudice.
Nel frattempo, infatti, su richiesta del pm Ruggeri i reperti erano stati confiscati diventando, di fatto, proprietà dello Stato e quindi né la Corte d’Assise di Bergamo né la Corte d’Assise d’Appello si erano più pronunciate in merito.
Per la vicenda di Yara, della quale lo scorso 26 novembre ricorreva il decimo anniversario della morte, si apre uno scenario nuovo a partire dal quale la difesa di Bossetti si muoverà per chiedere la revisione del processo.