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Il Gruppo Leonardo e Google coinvolti in un’inchiesta per tangenti

L’indagine condotta dal pm pm Gaetano Ruta ha permesso di accertare l’esistenza di un sistema di tangenti per ottenere commesse nel settore aerospaziale resa possibile dall’anonimato delle piattaforme di pagamento – in questo caso Google Payments – che ha coinvolto il gruppo Leonardo, società leader proprio nella difesa, aerospazio e sicurezza.

La società che vede indagati 14 dei suoi manager addetti alla gestione delle gare di appalto, si è dichiarata parte lesa dell’inchiesta e ha dato piena collaborazione all’azione investigativa.
Di conseguenza, nella giornata di oggi la Guardia di Finanza si è recata presso le due sedi di Leonardo a Roma e Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, per acquisire ulteriore materiale in merito all’indagine.

Secondo gli inquirenti, il sistema corruttivo partiva dalla società Transpart che aveva l’obiettivo di aggiudicarsi quante più commesse possibili per la vendita della sua strumentazione per aerei ed elicotteri.

Il sistema era così congegnato: l’azienda, evadendo il fisco, trasferiva fondi in società off-shore con sede a Panama, in Inghilterra e in Irlanda.
Una parte di questi capitali rientrava poi in Italia attraverso Google Payments che permette di nascondere dati come origine dei fondi, il nome del titolare del conto e la causale dei pagamenti.

Questo denaro era poi usato per corrompere i manager di Leonardo finiti nell’inchiesta che così potevano pilotare le gare di appalto a favore di Transpart. In cambio ricevevano oggetti di lusso come penne stilografiche di pregio, buoni carburante e, in alcuni casi, una vera e propria provvigione dell’ordine dell’1,5% o del 3,5% sul valore delle forniture ottenute.
Secondo l’accusa, tra il 2012 e il 2018, sarebbero transitati con questo sistema circa sei milioni di euro mentre quelli tracciati fino a oggi sono stati già 400mila.

Per questa ragione, l’azienda di Mountain View, ovvero Google, è stata coinvolta nell’inchiesta. Il colosso americano, in una nota, ha ammesso il coinvolgimento nella vicenda assicurando al contempo piena collaborazione nell indagini.

È curiosa la coincidenza tra gli esiti di questa inchiesta e un’intervista rilasciata qualche giorno fa a un settimanale da parte del procuratore capo di Milano Francesco Greco. Parlava proprio del ruolo delle diverse piattaforme di pagamento online che per effetto dell’anonimato fanno saltare il principio del “conosci il tuo cliente” che è il punto di partenza delle verifiche anti-riciclaggio imposte alle banche.