Se la guerra dei dazi doganali tra Stati Uniti e Cina continua, quanto rischia la globalizzazione dell’economia? E se la Brexit si avvera nella sua forma più forte e ruvida, quanto e cosa rischia l’Europa? Infine, se l’economia andrà in recessione, di quanto potrebbe contrarsi ancora il nostro tessuto produttivo? Sono tre domande che costituiscono le maggiori preoccupazioni attuali diffuse tra gli analisti economico-finanziari e l’opinione pubblica.
Sono tre questioni che rimandano alla complessità del mondo e dei sistemi in cui viviamo, studiamo e lavoriamo. Ma la complessità, per quanto difficile, non è un mistero, né una materia oscura. Può e deve diventare campo di indagine e di riflessione, per comprendere in anticipo le forze interagenti e i trend della storia.
E’ su questo piano di ricerca che è nato Winner Institute, un centro studi di nuova concezione, unico in Italia, che intende mettere sotto la lente di ingrandimento il patrimonio delle conoscenze delle imprese alla luce del contesto in cui si sviluppano, in un’ottica di scambio e di relazioni reciproche tra gli stessi imprenditori.
Il Centro Studi è stato presentato al Politecnico di Milano, nell’aula Natta, a sottolineare l’importanza strategica della ricerca industriale per la crescita del Paese. Patrocinato da Franco Tatò, manager di vasta esperienza e cultura, il Centro Studi è stato ideato da Paolo Gila, giornalista, e annovera nel suo Advisory Board tre figure accademiche di rilievo, delle tre principali università milanesi: Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano, Carlo Alberto Carnevale Maffè della Sda Bocconi e Alberto Banfi della Cattolica.
Con un approccio multidisciplinare e versatile, dove si pongono a confronto diversi punti di vista, Winner Institute intende collocarsi sul piano di quanto gli esperti definiscono Knowledge Management, quell’insieme di metodi finalizzati a preservare e far crescere le conoscenze nelle imprese, considerate il vero asset patrimoniale degno di rilievo.
“Dobbiamo prepararci a tempi che potrebbero diventare difficili – ha sottolineato Franco Tatò, presidente di Winner Institute nel discorso di apertura – e abbiamo bisogno di chiavi di lettura più adeguate, dove la tecnologia e l’innovazione siano considerate al centro dei fattori di cambiamento e di competizione”.
Durante i lavori di presentazione di Winner Institute (il cui nome deriva da World Innovation and Economic Research), dopo le premesse culturali lanciate dai tre membri del Board sul ruolo del capitale intellettuale, ha presola parola prima Simona Morini, epistemologa e autrice del libro “Il rischio”, pubblicato con Bollati Boringhieri: nel suo discorso ha sottolineato quanto i rischi siano diventati oggi sistemici. Ha preso poi la parola Daniele Migani, fisico che dopo aver lavorato al Cern di Ginevra, si è dedicato a studi di economia e finanza, fino a fondare, pochi anni or sono, la XY, un’azienda che utilizzando sistemi esperti elabora modelli previsionali sul comportamento dei mercati, proprio un settore dove i rischi sistemici sono oggi maggiori.
Alla presentazione del primo Report di Winner Institute – dal titolo “2019. Quali rischi per le imprese italiane?”, a firma proprio di Daniele Migani – ha partecipato oltre un centinaio di persone, tra imprenditori, scienziati, accademici e ricercatori. Il video del filmato con la presentazione del Report si può reperire nell’apposita sezione, all’indirizzo web di Winner Institute, www.winnerinstitute.eu oppure su youtube.