Non è evidentemente piaciuta la decisione di rimandare la riapertura, seppure solo al 50%, a lunedì 11 gennaio salvo diversa indicazione che potrebbe arrivare dall’andamento dell’epidemia di covid.
A scendere in strada per manifestare tutto il proprio dissenso sono stati gli studenti che fanno capo alla piattaforma No Dad, acronimo della didattica a distanza.
Malcontento che si è espresso in diverse proteste che hanno interessato diverse zone della città.
L’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, che si trova in via Soderini nella zona sud ovest della città, si è visto sbarrare le porte di ingresso mentre gli slogan che accompagnavano i manifestanti ripetevano la frase “Voi ci chiudete, noi vi chiudiamo! Il Miur nuoce gravemente alla sicurezza degli studenti”.
Alla base della protesta, oltre alla didattica a distanza ritenuta responsabile di disagio fisico per le ore trascorse online e psicologico per la mancanza di relazione tra studenti e tra studenti e insegnanti, c’è anche l’accusa al Governo di avere penalizzato la scuola a scapito di altre attività anche commerciali rimaste sempre aperte.
Gli studenti, insomma, si sentono abbandonati e ritengono che le istituzioni e lo stesso ministro Lucia Azzolina siano incapaci di risolvere i problemi dell’istruzione nel suo complesso.
Nelle stesse ore in cui si svolgeva questa protesta, un presidio di studenti dell’Istituto Cremona-Zappa di viale Marche tentava di simulare una lezione in presenza seguendola via computer e dai banchi sistemati fuori dall’edificio.
Da ultimo, un presidio davanti alla Borsa di Milano ha riunito attivisti, studenti, insegnanti e genitori del Collettivo Rebelde Parini e del comitato nazionale Priorità alla Scuola.
Anche questa protesta ha ripreso gli stessi temi delle altre evidenziando, in aggiunta, la mancanza di rispetto verso gli studenti intesi come persone e mostrando cartelli con slogan come “Se non funziona la scuola non funziona la società” e “Ridateci il diritto allo studio”.