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La scomparsa dell’étoile Carla Fracci

Si è spenta questa mattina nella sua abitazione milanese, dopo una lunga malattia e all’età di 84 anni, Carla Fracci l’étoile che più di tutte è diventata il simbolo della grazia della danza e del Teatro alla Scala.

Proprio il Teatro, che considerava alla stregua della sua seconda casa, aveva ospitato un suo ritorno sul palco proprio di recente in occasione di due lezioni speciali in cui svelava i misteri della sua interpretazione, mai dimenticata, del personaggio di Giselle alle ballerine Nicoletta Manni e Martina Arduino poi trasmesse dalla piattaforma streaming della Rai.

Carla Fracci era nata a Milano il 20 agosto del 1936 e durante la guerra era sfollata con la sua famiglia in casa di una zia a Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova. Rientrata in città, il padre era stato assunto come bigliettaio sulle vetture dall’Azienda dei trasporti e proprio la frequentazione dei circoli dopo lavoro insieme alla famiglia fu l’occasione in cui uno dei colleghi del padre notò la sua propensione al ritmo e suggerisse di tentare l’audizione al corpo di ballo della Scala dove fu ammessa nel 1946.

Non furono anni facili per la giovane abituata a vivere in campagna e all’aria aperta come ebbe modo di ricordare la stessa Carla Fracci nel corso di un’intervista televisiva ripercorrendo quegli anni rallegrati dal fatto che quando il padre passava con il tram sotto al teatro ricorresse a una scampanellata per salutarla.

Si diploma nel 1954 e solo quatto anni più tardi è già étoile del Teatro con l’avvio di una lunga carriera che la vedrà esibirsi, sino alla soglia dei 60 anni, sui principali palcoscenici del mondo impegnata in tutti i ruoli di primo piano disponibili per un’interprete femminile. La sua figura esile e la sua espressività la porteranno a essere identificata e ricordata per la sua interpretazione di Giselle nell’omonimo balletto.

Negli anni alla Scala Carla Fracci è stata interprete di numerosi balletti con scenografie create appositamente per la sua interpretazione tra le quali si ricordano “La strada” di Nino Rota e Mario Pistoni, “Pelléas et Mélisande” e “Images” d’Ida Rubinstein di Beppe Menegatti, il coreografo che era diventato suo marito nel 1984, fino a “Chéri” di Roland Petit.

Carla Fracci interprete di “Cenerentola”

Carla Fracci ha duettato con i più importanti interpreti della danza maschile, compreso un ventenne Roberto Bolle accompagnato al suo debutto sul palcoscenico e tra i quali si impongono Erik Bruhn, che le schiuse le porte degli Stati Uniti e Rudolf Nureyev con il quale ebbe un rapporto a tratti burrascoso vista l’indole fuori dagli schemi del personaggio.

La sua ultima esibizione alla Scala l’ha vista protagonista del balletto Excelsior nel ruolo di Luce nel 2000. Gli anni sul palco sono stati accompagnati anche dal ruolo di direttore del corpo di ballo prima al teatro San Carlo di Napoli negli anni ’80 e poi all’Opera di Roma dal 2000 al 2010.

Carla Fracci ha avuto un ruolo anche nello sceneggiato dedicato a Giuseppe Verdi e trasmesso nel 1982 per la regia di Renato Castellani nel quale aveva il ruolo della seconda moglie del Maestro Giuseppina Strepponi ed è stata anche protagonista del piccolo schermo in occasione di interviste in cui ha ripercorso la sua carriera.

“Con Maria Taglioni Carla Fracci è stata la personalità più importante della storia della danza alla Scala” ha dichiarato il Sovrintendente Meyer. “Cresciuta all’Accademia, ha legato intimamente il suo nome alla storia di questo Teatro. Nei mesi scorsi ho avuto il piacere di accoglierla diverse volte alla Scala dove veniva spesso e a gennaio siamo stati felicissimi di riaverla a trasmettere la sua esperienza alle giovani interpreti dell’ultima Giselle, che è stata per tutti un momento indimenticabile. La penseremo sempre con affetto e gratitudine, ricordando il sorriso degli ultimi giorni passati insieme, in cui si sentiva tornata a casa”.

“Ci lascia stupiti – ha aggiunto il direttore del Corpo di Ballo Manuel Legris – in punta di piedi come Giselle, spirito che resta con noi, riempie le sale ballo, il palcoscenico e i nostri cuori, come la sua energia mai sopita, che ci ha catturato e affascinato quando è tornata a riabbracciare il Teatro e i suoi artisti”.
“Un grande vuoto che – ha continuato – , allo stesso tempo, ci fa sentire ricolmi e ricchi di tutta la sua storia, che è la storia del balletto, privilegiati per aver condiviso la sua arte che è vita, leggendario modello e fonte di ispirazione di tutte le generazioni di ballerine”.

La camera ardente sarà allestita all’interno del Teatro alla Scala.