Con una decisione del tutto inattesa, presa nella serata di ieri, il Ministro per la Salute riconfermato Roberto Speranza ha bloccato la ripartenza dello sci prevista per oggi 15 febbraio. Il rinvio è al 5 di marzo.
La decisione è maturata su indicazione del Comitato Tecnico Scientifico. Preoccupa, infatti, la diffusione della variante inglese del covid che, pare, sia stata favorita proprio dagli assembramenti registrati tra dicembre e gennaio sulle piste svizzere.
Come già accaduto nel recente passato, si pensi ai bar e ai ristoranti, apprendere dal telegiornale della sera che l’attività per cui hai lavorato per mesi, investendo soldi per la messa in sicurezza, non aprirà ha generato sconforto, frustrazione e persino rabbia.
L’imminente riapertura, infatti, aveva previsto: la vendita online degli skipass che aveva registrato ottimi numeri, l’acquisto di forniture alimentari per i ristoranti, la mobilitazione di tutti i lavoratori stagionali, le prenotazioni degli alberghi.
Tutto saltato, tutto da rimborsare e i fornitori da pagare.
Ogni comprensorio è quindi corso ai ripari scusandosi con i clienti dai propri profili social – Facebook e simili – spiegando la situazione.
E allora il comprensorio di Foppolo nella bergamasca scrive: “Abbiamo scherzato, impianti chiusi. Niente sci, si va al centro commerciale e ai bar in città, al caldo e al sicuro”.
Mentre l’Aprica, in quel di Sondrio ha postato: ” La riapertura degli impianti è stata nuovamente posticipata. Per tutti coloro che avevano già acquistato gli skipass, nell’articolo tutte le info utili per accedere ai rimborsi”.
Ma poi ha chiuso il post così: “Noi di Aprica non ci facciamo però abbattere: domani è previsto sole e le attività che è possibile svolgere nonostante la mancata riapertura degli impianti sono moltissime! Ci sono tutti i presupposti per godersi la spettacolare natura delle nostre montagne, malgrado tutto”.