Il report di Confcommercio sui consumi: il primato negativo della Lombardia

L’Ufficio Studi di Confcommercio ha appena diffuso il consueto report annuale sui consumi nel nostro paese.

A livello nazionale il crollo dei consumi è stato stimato al 10,9%.
Tradotto in euro, sono andati persi 116 miliardi con una media di quasi duemila euro a persona.
In questo quadro, determinato in larga parte dagli effetti del coronavirus sull’economia – mercato del lavoro, produzione, servizi – si osservano due poli diametralmente opposti.
Da un lato la regione con il minor impatto sui consumi che è risultata il Molise con una contrazione dei prezzi del 7,2%, in linea, in generale, con il resto del Mezzogiorno.
Dall’altro la regione con la contrazione maggiore, e parliamo di un buon 22% – pari a 22,6 miliardi di euro – ovvero la Lombardia nel quadro di una contrazione generale per le otto regioni del Nord pari all’11,7%.

I timori si concentrano ora sui mesi autunnali soprattutto in previsione di altre chiusure aziendali e di un’ulteriore riduzione dei posti di lavoro tanto che lo stesso presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel commentare questi dati ha sottolineato: “Nessuna area del Paese è stata risparmiata dalle conseguenze del Covid. Nell’anno in corso perderemo oltre 116 miliardi di consumi e circa 9,5 punti di Pil. Per tornare a crescere, grazie anche ai fondi europei, servono provvedimenti più incisivi e rapidi nella loro applicazione. Il tempo non gioca a nostro favore e i nodi fiscali e burocratici che rallentano la crescita devono ancora essere risolti”.

I settori che risentono maggiormente della contrazione dei consumi sono il turismo e il commercio.
Se è vero che nel mese di agosto si è osservata una crescita modesta per effetto del turismo locale, così non è stato per le città d’arte dove l’assenza degli stranieri ha messo in ginocchio alberghi, ristoranti e tutto l’indotto legato all’artigianato.
Per il solo settore alberghiero, la previsione per settembre parla di un lieve recupero del 10%, troppo poco per parlare di una vera ripresa.

A questo si aggiunge la scelta di numerose aziende di mantenere ancora i dipendenti in modalità di smartworking . Questa scelta sta mettendo in difficoltà tutti gli esercizi commerciali legati alle zone a maggiore densità di uffici con un’ulteriore contrazione dei consumi.

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