All’indomani dell’omicidio a Como di don Roberto Malgesini, il prete di 51 anni che dedicava la vita all’aiuto di poveri e immigrati, un uomo di origine tunisina, Ridha Mahmoudi, si era presentato dai Carabinieri per costituirsi come responsabile del gesto.
Il suo arresto era stato quindi convalidato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
A qualche giorno di distanza l’uomo è stato convocato alla presenza del giudice delle indagini preliminari Laura De Gregorio e, in quella occasione, ha ritrattato la confessione.
Ha quindi negato l’omicidio nonostante avesse le ferite a una mano che gli erano state curate al Pronto Soccorso. Si è detto, invece, vittima di un complotto per essere espulso dall’Italia.
A suo carico pendono, infatti, due provvedimenti di espulsione verso il suo paese, la Tunisia, l’ultimo dei quali doveva diventare esecutivo ad aprile 2020.
Durante l’interrogatorio, che è durato nel complesso una mezz’ora Mahmoudi non ha rivolto accuse ad altre persone.
Resta per ora in carcere con le stesse accuse di quando si è costituito.
Il suo legale Davide Giudici ha fatto sapere che chiederà la perizia psichiatrica.
Nel frattempo si è conclusa l’autopsia sul corpo di don Roberto che è stato riportato nel suo paese di origine, a Rogoledo di Cosio in Valtellina dove si svolgerà anche il rito funebre presieduto dal vescovo di Como Oscar Cantoni.
Domenica 20 settembre è prevista la celebrazione di una messa di suffragio nel Duomo di Como a ricordo di Don Roberto.