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Omicidio Cità: il compagno condannato all’ergastolo

La Corte di Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, ha condannato all’ergastolo Antonio Vena per l’omicidio di Alessandra Cità, avvenuto nell’aprile del 2020 a Trucazzano, hinterland est di Milano.

È stata dunque accolta la richiesta di pena avanzata dal pm Giovanni Tarzia a fronte delle accuse di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dal vincolo della relazione affettiva.
I due, entrambi di 47 anni, avevano una relazione a distanza da nove anni. Lui, operaio ed ex guardia venatoria, abitava a Bressanone, in provincia di Bolzano. Lei, che lavorava come tranviere all’Atm, nell’hinterland milanese.

Al momento dei fatti Vena si trovava in casa della donna da circa due settimane. Si era trasferito perché in ferie forzate visto il periodo di lockdown. Però, durante la convivenza, Alessandra Cità gli aveva comunicato la decisione di interrompere la loro relazione.
Sarebbe stato proprio questo il fattore scatenante dell’omicidio che è avvenuto facendo ricorso a un fucile a pompa mentre la donna stava dormendo.
Poche ore dopo il delitto era stato lo stesso autore del gesto a confessare ai Carabinieri di Cassano d’Adda: “Voleva lasciarmi, l’ho ammazzata”.