Montichiari, provincia di Brescia, venerdì sera, un minorenne di 13 anni appena compiuti, spara, in mezzo alla strada, a un uomo di 31 anni ferendolo a una spalla. Poi, in compagnia di un adulto, si allontana in auto.
L’intervento dei soccorsi del 118 accerta che l’uomo non è in pericolo di vita e lo trasporta nel vicino ospedale dopo che, all’arrivo dei Carabinieri, fornisce una prima ricostruzione dei fatti.
Il successivo incrocio con le immagini delle telecamere installate in strada fornisce un ulteriore tassello per accertare la dinamica dei fatti e permette di ritrovare, la notte stessa dell’agguato, una pistola calibro 22 con la matrice abrasa. Per il pm Alessio Bernardi si tratta dell’arma che ha sparato, con buona probabilità gettata dall’auto in fuga dopo i fatti.
Le indagini si concentrano quindi su una famiglia italiana del paese, già seguita, come rivelato dallo stesso sindaco di Montichiari, Marco Togni, dai servizi sociali. La dinamica dei fatti comincia a prendere forma.
All’origine di tutto ci sarebbe una ragazza contesa tra il 31 vittima dell’agguato e un 27 enne, Antonio di Canzo, zio del minorenne che ha fatto fuoco. Per un conto in sospeso, lo zio ha prima convinto il nipote ad aiutarlo e poi lo ha incitato a sparare mettendogli in mano la pistola. Non è chiaro quanto il ragazzo fosse consapevole di ciò che stava facendo né delle conseguenze del suo gesto.
Il magistrato di turno ha quindi disposto l’arresto dell’adulto, con le accuse di tentato omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco, che ora si trova in carcere in attesa della convalida del fermo. Il minorenne è stato invece tolto alla sua famiglia per essere affidato ai servizi sociali, accompagnato in una comunità.
Nel tornare sulla vicenda, il sindaco di Montichiari ha escluso che il gesto sia frutto del lockdown che ha privato tanti giovani della scuola e della socialità. A suo dire, quanto è successo non è assimilabile alle risse di Gallarate e Desio, organizzate sui social per dare sfogo a una rabbia repressa. È, piuttosto, figlio di un contesto familiare problematico, all’interno del quale un minorenne può diventare una facile pedina nelle mani di un adulto.