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Lombardia Film: chiesti 5 anni per Barachetti

Al processo per la vicenda Lombardia Film Commission, il pm Stefano Civardi ha chiesto una condanna a 5 anni per l’imprenditore Francesco Barachetti.

A lui, secondo l’accusa, sarebbero arrivati i soldi della truffa messa a punto ai danni della società Lombardia Film Commission. Le accuse nei suoi confronti sono di peculato e false fatture dal momento che sarebbe stato pagato a fronte di lavori mai eseguiti.
Nella sua requisitoria Civardi ha spiegato: “Non è il palo durante la rapina (dei soldi pubblici, ndr), ma il suo contributo è fondamentale per la riuscita dell’operazione”.

Ha quindi aggiunto: “Non è semplicemente un riciclatore, onore al merito, è un imprenditore che da subito si è messo a disposizione per assicurare il ritorno dei soldi a Manzoni e Di Rubba e la sua parte è stata pagata profumatamente”.
Fin qui la richiesta del pm. Per la sentenza l’udienza è aggiornata al prossimo 23 dicembre.

Nello stesso procedimento, con rito abbreviato, a giugno, erano stati condannati – con pene tra 5 e 4 anni – i revisori Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. L’altra persona coinvolta nell’inchiesta, il commercialista Michele Scillieri, aveva patteggiato.

Anche in questo caso le accuse erano di peculato e turbativa d’asta nell’ambito della vicenda che vedeva coinvolta la Lombardia Film Commission e la compravendita del capannone di Cormano.
Un’operazione nata allo scopo di sottrarre 800 mila euro di fondi pubblici poi utilizzati a fini personali.

Degli altri protagonisti coinvolti Fabio Barbarossa, cognato di Scillieri ha chiesto il patteggiamento; il presunto prestanome della trattativa sul capannone, Luca Sostegni, l’unico a scontare la detenzione, ha ottenuto il patteggiamento proprio in virtù della sua collaborazione all’inchiesta.
Manzoni e Di Rubba, i due commercialisti vicini alla Lega, insieme a Scillieri, sono ritenuti la mente dell’operazione sull’immobile di Cormano scelto come nuova sede della Lombardia Film Commission forti del fatto che Di Rubba, all’epoca della compravendita, ne era il presidente.
L’immobile fu acquistato da una società sull’orlo del fallimento, intestata fittiziamente a Sostegni, ma in realtà in mano a Scillieri, senza effettuare alcun pagamento.

Il denaro incassato dalla Regione, i famosi 800 mila euro, finì invece nelle tasche dei tre soggetti anche attraverso i pagamenti all’imprenditore Francesco Barachetti per lavori mai realizzati.
Barachetti è lo stesso personaggio elevato da semplice idraulico a società leader nell’impiantistica finito anche in numerose segnalazioni dell’Antiriciclaggio di Banca d’Italia.