La Procura di Milano ha chiuso le indagini sulla fornitura dei camici dallâazienda Dama alla Regione Lombardia durante la prima ondata della pandemia.
Le persone indagate sono cinque e comprendono: il governatore Attilio Fontana, il titolare della Dama Spa Andrea Dini che è anche suo cognato, Filippo Bongiovanni ex numero uno di Aria Spa, la centrale acquisti del Pirellone, e il suo direttore acquisti di allora Carmen Schweigl e Pier Attilio Superti, vicario del segretario generale di Regione Lombardia.
Lâaccusa principale, secondo i titolari dellâinchiesta â i pm Luigi Furno, Paolo Filippini e Carlo Scalas â è di frode in pubbliche forniture mentre è stata archiviata la procedura per turbativa dâasta dal momento che lâoperazione di fornitura non è stata considerata un appalto.
La vicenda ruota intorno alla consegna di una ingente partita di camici da destinare agli ospedali da parte della Dama Spa per un valore complessivo di 513mila euro. Rispetto alla quantitĂ iniziale pattuita, la consegna effettiva era stata inferiore numericamente ed era diventata una donazione.
Per i magistrati ci fu un âaccordo collusivo intervenutoâ tra Andrea Dini, patron di Dama spa, âe Fontanaâ, suo cognato, âcon il quale si anteponevano allâinteresse pubblico, lâinteresse e la convenienza personali del Presidente di Regione Lombardiaâ. La frode viene cosĂŹ messa in atto âallo scopo di tutelare lâimmagine politica del Presidente della Regione Lombardia Fontana, una volta emerso il conflitto di interessi derivante dai rapporti di parentelaâ con Andrea Dini, titolare di Dama spa, societĂ di cui la moglie di Fontana, Roberta Dini, aveva una quota del 10%â.
Dini avrebbe quindi tentato di rivendere il residuo nel tentativo di rientrare della spesa e in questa direzione si collocherebbe anche il bonifico da 250mila euro fatto da Fontana a suo favore a partire da un suo conto svizzero.
Questa operazione spiega un secondo filone di indagine, tuttâora aperto, con lâaccusa di autoriciclaggio e false dichiarazioni sempre a carico di Fontana. Allâepoca del bonifico, infatti, arrivò la segnalazione di operazione sospetta da parte di Banca dâItalia e questo fu lâinizio di una serie di controlli sullâoperazione di voluntary disclosure effettuata da Fontana per il rientro di alcuni capitali detenuti allâestero.