Femminicidio ad Arese all’interno di una famiglia messicana

Un femminicidio che ha i contorni dell’assurdo si è consumato in un appartamento di Arese, hinterland ovest di Milano e ha avuto come protagonista una famiglia di origine messicana.

La vittima si chiama Silvia Susana Villegas Guzman ed è morta per mano del marito Jaime Moises Rodriguez Diaz che, prima di chiudersi in bagno tentando maldestramente di ferirsi con un coltello, aveva tentato di uccidere anche il figlio maggiore di 15 anni stringendogli una cintura intorno al collo fino a quando il ragazzo non aveva perso i sensi in salotto.

Era stato l’arrivo degli altri due fratelli nella stanza e il ritrovamento del corpo privo di sensi a fare sì che scappassero di casa e chiedessero aiuto ai vicini. Sono stati poi loro a raccontare quale fosse lo scenario in cui è maturato il femminicidio ai Carabinieri della compagnia di Rho, guidati dal capitano Giuliano Carulli, e a quelli del Nucleo investigativo di via Moscova agli ordini di Michele Miulli e Antonio Coppola.

La famiglia viveva in Italia dagli inizi del 2021 dopo aver seguito il padre, trasferito dalla grande multinazionale del settore alimentare per la quale lavora. Il condominio, per ironia della sorte si chiama Gran Paradiso.
I tre figli erano a casa la maggior parte del tempo perché seguivano ancora le lezioni delle classi messicane da remoto ma, purtroppo, la tranquillità familiare era alterata dalle continue liti tra i genitori alimentate dalla gelosia del padre, che sospettava una relazione extraconiugale della moglie.

La sera del femminicidio, la lite era scoppiata perché l’uomo pretendeva di leggere i messaggi su cellulare della moglie. Al momento di andare a dormire, però, sembrava la solita lite dai toni accesi e niente di più.
E invece, durante la notte, l’uomo ha prima accoltellato e poi soffocato la moglie con un cuscino. Poi si è presentato al cospetto del figlio maggiorenne pronunciando la frase “Ho appena ammazzato tua madre. Adesso tocca a te” e ha tentato di soffocarlo. Quindi si è rifugiato in bagno.

Quando si è arreso ai Carabinieri, il 41enne è stato trasportato all’ospedale di Garbagnate Milanese dove ha ricevuto una prognosi di dieci giorni prima di essere portato a San Vittore senza rilasciare alcuna testimonianza al magistrato. I tre ragazzi sono stati presi in carico dal comune di Arese che li ha affidati a una casa famiglia.

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